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Entro 3 anni la produzione crescera' del 400%, soprattutto in Asia

Bioplastiche: l'economia green dalla crescita stellare

Quello che hanno le bioplastiche hanno attraversato negli ultimi anni è quanto di più simile a una rivoluzione. Un tempo erano poco disponibili sul mercato, derivanti esclusivamente dall'amido e il solo vantaggio che avevano sulle plastiche convenzionali era il fatto di essere biodegradabili; un po' pochino, tanto da farne quasi un prodotto di nicchia, usato solo per produrre tee da golf e vasi da fiori. Oggi invece è tutto cambiato. L'industria di produzione è cresciuta (e maturata), tanto che le bioplastiche si ottengono anche dalle biomasse e persino dal petrolio; molte sono adatte a usi di lunga durata e vengono usate a 360 gradi, dal settore autoobilistico alla produzione delle bustine di tè; in mezzo c'è il mondo.

Ebbene la rivoluzione nel mondo delle bioplastiche non sembra essersi ancora arrestata, specie se guardiamo ad alcuni trend per il futuro del settore.

Un settore 'stellare'
Il settore è in grande crescita, una vero e proprio decollo che Francois de Bie, dell'associazione European Bioplastics, ha recentemente definito "stellare". Entro il 2018 l'associazione europea di settore prevede una crescita della produzione globale di oltre il 400%, fino a 6,7 milioni di tonnellate. Questo perché la domanda è in forte aumento, visto e considerato il fatto che i consumatori scelgono e preferiscono sempre più materiali che siano rinnovabili e sostenibili. In questo la Cina è all'avanguardia sul fronte della domanda: il gigante asiatico sta diventando un enorme consumatore di resine bioplastiche, usate per la produzione di oggetti per l'esportazione.




Ma per produrre di più serve anche più forza lavoro. Oggi, in Europa, lavorano nel settore circa 23mila persone, entro il 2017 saranno 100mila. E questo ha un risvolto anche politico; l'European Bioplastics sta chiedendo all'Unione Europea di riconoscere il ruolo economico e ambientale della loro economia green e lo stesso stanno facendo le omologhe associazione negli altri angoli del mondo.

I poli delle bioplastiche
Oltre a quello dei posti di lavoro c'è poi il tema del 'luogo' di produzione, leggasi bioraffinerie, ossia, per usare le parole di Wikipedia, strutture che integrano i processi e le apparecchiature per la conversione di biomasse in carburanti, energia e prodotti chimici come appunto le bioplastiche. Si tratta in pratica della versione green delle raffinerie di petrolio, dove dal greggio si ottengono tanto carburanti quanto altri prodotti. Insomma: da un unico polo produttivo escono più prodotti per domande diverse.

In chiave locale questo potrebbe portare a notevoli benefici perché le bioraffinerie non sono legate a prodotti d'importazione come il petrolio, ma alle biomasse, che invece possono essere prodotte localmente. Secondo il World Economic Forum entro il 2020 i ricavi della bioraffinazione potrebbero arrivare a 300 miliardi di dollari, 15 dei quali derivanti solo ed esclusivamente dalla produzione di sostanze chimiche rinnovabili e loro polimeri, come appunto le bioplastiche.

La bioraffineria made in Italy
Nel mondo ci sono importanti progetti di bioraffinerie, mentre altre sono già operative. A maggio di quest'anno è partito in Italia il progetto Matrìca, dal dialetto gallurese 'madre', 'matrice che crea e rinnova la vita'. E' il progetto frutto della joint venture tra Eni-Versalis e Novamont, per la realizzazione in Sardegna di una bioraffineria 'alimentata' da materie prime agricole e scarti vegetali. Una volta operativa, nel 2017, interesserà un'area di 27 ettari, con diversi impianti e con una capacità complessiva di circa 350mila tonnellate di bioprodotti.

Asia sempre più leader del settore
Anche nelle bioplastiche largo all'Asia, che continuerà a crescere come principale produttore di questi materiali. Nel 2013 era in Asia che se ne produceva il 51,4% di tutto il mondo, ed entro il 2018 arriverà al 75%, considerando che ad oggi i più grandi e ambiziosi progetti del settore riguardano la Thailandia, l'India e la Cina. Nonostante sia prima in fatto di ricerca e sviluppo l'Europa produce solo il 17,3% delle bioplastiche mondiali, percentuale che al 2018 scenderà all'8%. A quella data il Nord America scenderà al 4,3% della produzione mondiale, contro il 18,4% del 2013. Non sono invece attesi grossi scossoni nella produzione del Sud America, che resterà costante al 12%.

Le questioni ancora aperte
Certo non è tutto oro quel che luccica, perché le bioplastiche non sono ancora arrivate ad esprimere il 100% del loro potenziale. In particolare la 'zona d'ombra' maggiore riguarda il loro fine-vita e il loro smaltimento: sarà questa la nuova frontiera delle bioplastiche su cui si concentreranno industria, ricercatori e legislatori.

Rielaborazione FreshPlaza su fonte www.plasticstoday.com