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Cipolle: largamente diffuse nel mondo ma ancora poco considerate

La cipolla è il prodotto alimentare - e probabilmente l'ingrediente nelle ricette - più diffuso al mondo e più multiculturale. L'Organizzazione della Nazioni Unite (ONU) stima che almeno 175 Paesi producano il bulbo, ben oltre il doppio di quanti coltivino grano, che per tonnellaggio è la principale coltura mondiale.

La storia culinaria della cipolla risale al periodo assiro-babilonese e ne sono prova le tavolette di argilla-ricettari in scrittura cuneiforme presenti negli archivi dell'Università di Yale; solo nel 1985 - e cioè 4.000 anni dopo - è stato possibile decifrarle. In Mesopotamia, tuttavia, pare che non si conoscesse solo la cipolla, ma anche il porro, l'aglio e lo scalogno. In Europa prove dell'uso della cipolla risalgono all'Età del Bronzo, e senza dubbio, il prodotto sarebbe stato commercializzato lungo la Via della Seta nel lontano 2.000 a.C.



Al giorno d'oggi, però, si registra uno scarso commercio globale di cipolle. Circa il 90% del prodotto viene consumato nel paese di origine, motivo per cui, in molte parti del mondo, le cipolle sono poco considerate.

Cina e India dominano in termini di produzione e consumo: insieme rappresentano il 45% della produzione mondiale annua di oltre 70 milioni di tonnellate.

Se però si considera la quantità di cipolle consumata pro capite, nessuno dei due paesi rientra tra i principali "mangiatori" di cipolla. A questo proposito, il primato spetta alla Libia, dove nel 2011 si sarebbero consumati 33,6 kg di cipolle pro capite.

Top-5 nazioni consumatrici di cipolle anno 2011 - kg annui pro capite


Anche molte culture dell'Africa Occidentale sono solite introdurre nelle ricette grossi quantitativi di cipolle, ma nessuna appare della top-10 stilata dall'ONU. Nel 2011, un Senegalese ha mangiato 21,7 kg, più del doppio rispetto a un Britannico (9,3 kg). I Francesi, considerati dagli Inglesi grandi consumatori di cipolla, di fatto raggiungono un modesto 5,6 kg pro capite.

Un paese dove le cipolle fanno parlare di loro è appunto l'India: se il prezzo impenna velocemente, sono guai! A un mese dal suo insediamento - a maggio 2014 - il governo del nuovo Primo Ministro indiano Narendra Modi è intervenuto per fermare le esportazioni di cipolle a prezzi troppo bassi, a causa di un probabile e rischioso aumento delle quotazioni locali. Quattro anni prima, il governo dell'epoca aveva bloccato tutte le esportazioni e persino importato cipolle per evitare proteste.

In Regno Unito, una certa scarsità di cipolle non creerebbe problemi; tuttavia i produttori fanno del loro meglio per garantire una fornitura costante per l'intero anno. Miglioramenti in termini di stoccaggio e breeding di varietà sempre più resistenti si traducono nel far sì che i produttori siano in grado di stoccare bene le cipolle fino all'inizio della raccolta successiva.

Elaborazione FreshPlaza su fonte: www.bbc.com