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Rischi di effetto domino anche per l'Europa

Russia: il rublo in caduta libera e la Banca Centrale russa pensa a misure estreme

La Russia è sempre più in crisi economica e la settimana che sta per chiudersi sarà ricordata come una delle peggiori della sua storia, tanto che l'attuale situazione è considerata più grave persino di quella del 1998. (Clicca qui per leggere il focus di FreshPlaza sulla situazione economica russa del 4 dicembre 2014)

Negli ultimi giorni il rublo ha praticamente dimezzato il proprio valore e solo lunedì ha perso il 20%. Per contrastare la svalutazione della propria moneta, martedì la Banca Centrale russa ha preso dei provvedimenti drastici alzando i tassi d'interesse dal 10,5% al 17%, nella speranza di disincentivarne le vendite. La manovra però non ha funzionato e il crollo è continuato, così ad oggi per avere in tasca un euro servono circa 100 rubli, 80 per un dollaro.



Sempre martedì l'RTS, la Borsa russa, ha chiuso a -12.3%, un record al ribasso che non si registrava dal novembre 2008, ossia durante l'ultima crisi economica registrata in Russia. E, se consideriamo tutto il 2014, finora la Borsa Russa ha perso il 50% del proprio valore, tanto che per fare un paragone la Apple, la società fondata da Steve Jobs, oggi vale di più di tutta l'RTS messa insieme.

La situazione è dettata da un insieme di fattori contemporanei, in quella che moti analisti e giornalisti di settore hanno definito come 'la tempesta perfetta'. La Russia è oggi stretta, da un lato, nella morsa dalle sanzioni occidentali, dall'altro dal crollo del prezzo del petrolio, cioè la principale risorsa russa: vale qualcosa come il 16% dell'intera economia e il 70% delle esportazioni. Gli interessi che la Russia deve pagare sui propri titoli di stato hanno già superato il tasso d'interessi calcolato in Ruanda all'inizio della settimana.


L'economia russa è in caduta libera: in un solo anno la Borsa ha perso il 50% del proprio valore.

La prossima soluzione potrebbe essere talmente drastica da stare all'economia come l'uso della bomba atomica sta alla guerra. La soluzione estrema ipotizzata è il controllo totale della valuta in circolazione: limitando l'ammontare dei prelievi dei russi, bloccando la conversione del rublo in valuta estera e la fuga di capitali all'estero.

Nel corso del 2014, infatti, se ne sono volati via dalla Russia qualcosa come 120 bilioni di rubli, contro i 50 che in media passavano il confine negli anni passati. La performance ricorda fin troppo quanto accadde nel 2008, anno di un'altra crisi economica e valutaria russa.

Rischi per gli esportatori

Chiaramente il crollo del rublo ha effetti anche all'estero, soprattutto in termini di mancate esportazioni.

In ambito di commerci ortofrutticoli, la svalutazione ha cambiato il modo in cui gli importatori russi operano. A causa dell'instabilità della moneta, gli operatori sono obbligati a modificare la loro gamma di prodotti ogni giorno. Per alcune verdure, è stato riportato che l'import è diminuito del 20%. Per la frutta, la situazione è leggermente migliore. Agrumi, banane, mele e frutti esotici rimangono articoli importanti, date le imminenti festitività. Si possono anche vedere cambiamenti nelle nazioni d'origine dei prodotti: la Turchia, per esempio, è il principale fornitore di agrumi, mentre un mese fa lo era ancora il Marocco.

Nel frattempo, i prodotti d'importazione stanno diventando sensibilmente più costosi. Esiste il concreto rischio che i Russi non saranno in grado di pagare il conto per i prodotti importati. Per questo motivo, una compagnia come la Apple ha già interrotto tutte le vendite online in Russia. Anche se bisogna tenere in conto l'inflazione generale, in linea di principio i prodotti russi saranno relativamente più economici rispetto a quelli d'importazione. D'altra parte, a causa del più elevato tasso di interessi, anche investire è diventato molto più costoso, cosa che inibisce la crescita delle società russe.

Per quanto riguarda l'Italia, Coldiretti denuncia che, nell'ultimo trimestre, gli acquisti di made in Italy da parte della Russia sono crollati di 298 milioni di euro, in un trend negativo in crescita di mese in mese. Ad agosto, le mancate esportazioni dall'Italia alla Russia erano quantificabili in 33 milioni di euro, a settembre si è saliti a 96 milioni, mentre a ottobre sono stati raggiunti 169 milioni di euro di mancate esportazioni.

Rispetto a ottobre 2013, l'export italiano in Russia è calato del 15,8% e in fatto di perdite l'agroalimentare è secondo solo al settore delle automobili. In un anno il primo ha perso il 73,5%, il secondo l'83,4%.

Rischi per il settore bancario europeo
La posizione instabile del rublo potrebbe avere conseguenze per altre nazioni, soprattutto per gli Istituti di credito. C'è il rischio che la crisi si estenda ad effetto domino all'Europa, con banche come l'austriaca Raiffeisen Bank e la francese Société Générale che detengono rilevanti somme di denaro in Russia. La Raiffeisen Bank possiede titoli russi per un valore di 15 miliardi di euro, mentre la Société Générale ha 25 miliardi di euro in asset in Russia. Quando il rublo ha perso il 20%, il titolo della Raiffeisen è crollato in Borsa del 10,3% e Société Générale ha perso il 7,3%.

Rielaborazione FreshPlaza su varie fonti.