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"Prof. De Vivo sul dissequestro nella Terra dei Fuochi: "Che le produzioni non erano inquinate lo si sapeva da anni"

La recente sentenza della Cassazione che dissequestra parte dei 40 ettari a Caivano (NA), su cui erano stati posti i sigilli all'interno della vicenda 'Terra dei Fuochi' (cfr. FreshPlaza del 10/12/2014), è una di quelle che, alla fine, non soddisfa nessuno.

Non soddisfa i produttori agricoli di pomodori, fragole, cavoli e lattuga che per un anno e passa - tutta la vicenda ha origine infatti nell'autunno 2013 - non hanno potuto commercializzare le proprie produzioni e che hanno promosso il ricorso contro la richiesta della Procura di Napoli - accolta dal Tribunale - di sequestrare campi, pozzi e produzioni perché definiti 'inquinati'. Si riteneva inquinata l'acqua usata per l'irrigazione. Ora gli agricoltori sono intenzionati a chiedere i danni.

Non soddisfa ovviamente gli ambientalisti chi lottano contro il fenomeno della 'Terra dei Fuochi', in particolare quei 61 cittadini e quelle 5 associazioni che hanno presentato ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo


(Foto d'archivio)

La Cassazione ha stabilito che l'acqua usata per irrigare quei 40 ettari oggi dissequestrati non è inquinata, come sostenuto, dal tetracloroetilene, una sostanza cancerogena sì presente, ma in quantità residuali; addirittura meno di quanto riscontrato nell'acqua potabile. Da qui deriva che i prodotti agricoli non siano avvelenati e pertanto non sussista né la fattispecie dell'avvelenamento - che era l'ipotesi di reato - né un pericolo per la salute pubblica. Eppure, tanto i terreni quanto i pozzi restano sotto sequestro.

La Cassazione parla di "insussistenza del rischio di avvelenamento"; tesi suffragata dalla stessa Procura che ha chiesto il sequestro e che, si legge nella sentenza, "aveva autorizzato la vendita e la commercializzazione del prodotto sequestrato". Detto questo, ora la palla ritorna in mano al Tribunale di Napoli che dovrà disporre nuove analisi.

Insomma il caos, per giunta evitabile - come sostengono alcuni - perché che cosa ci fosse nel terreno lo si sapeva già da tempo. Tra chi sostiene questa tesi c'è pure Benedetto De Vivo, Professore di Geochimica Ambientale all'Università di Napoli Federico II e Adjunct Professor alla Virginia Tech (Stati Uniti).

"La necessità della conoscenza del territorio finalizzata prima al reperimento di risorse minerali e poi alle tematiche ambientali - scrive De Vivo su Il Foglietto della Ricerca - ha portato tutti i Paesi sviluppati alla produzione di una cartografia geochimica come strumento di conoscenza di base indispensabile per molteplici fini applicativi". Come in molti altri settori, però, l'Italia arriva più tardi rispetto agli altri paesi europei.

Il Prof. De Vivo sottolinea: "Il gruppo di ricerca della Federico II e del Sannio ha compilato gli Atlanti Geochimici della Regione Campania, della Basilicata e delle aree urbane Campane, compresi gli Atlanti del SIN - Sito di Interesse Nazionale, cioè i siti censiti a suo tempo dal Ministero dell'Ambiente come inquinati e necessari di bonifica - del Litorale Domizio-Flegreo, del territorio vesuviano e dell'Agro Aversano, vale a dire della Terra dei Fuochi. Il mio gruppo di ricerca, con una spesa di circa 200.000 euro, ha prodotto l'Atlante Geochimico dei suoli agricoli dell'intera Regione Campania, nell'ambito del PON-Enerbiochem, con la raccolta di 4.000 campioni di suoli in 8 mesi. Adesso stiamo campionando di nuovo, per un numero più ridotto di campioni di suoli, l'intera Regione Campania, per la determinazione dei valori baseline (ossia la concentrazione misurata in un determinato sito in un determinato momento, compresa la presenza di elementi imputabili all'uomo) di composti organici quali IPA, PCB e Pesticidi".

"Proprio la vicenda della Terra dei Fuochi - chiude De Vivo - ha fatto emergere la necessità di conoscere quale sia a livello nazionale la geochimica del suolo, per dare risposta a problemi di carattere ambientale che riguardano l'agricoltura, le risorse idriche, lo smaltimento dei rifiuti, la salute animale e umana. Molti di questi dati già esistono, ma purtroppo hanno il gravissimo difetto di essere gratuiti e a disposizione dei cittadini: pertanto nessuno li legge, preferendo la strada del sensazionalismo".