Bruno Caio Faraglia, direttore del servizio fitosanitario centrale, al Mipaaf, intervenuto ieri al convegno promosso da CIVI-Italia
In poche parole, la nuova normativa che di fatto entrerà in vigore dal 2018 prevede una certificazione volontaria del materiale vivaistico. Logico il 'no' dell'Italia, dove la qualità del materiale di propagazione non è seconda a nessuno, in Europa. "Il risultato delle nuove norme - riprende Faraglia - è un abbassamento del concetto di qualità del materiale di propagazione. Addirittura si dà il via libera alla produzione di piante madre in campo aperto", così come spariranno le diciture 'virus esente' e 'virus controllata', sostituite da un più generico 'certificato'.
Il pubblico ieri a Bolzano, durante il convegno 'Garanzie e valore aggiunto alle filiere frutticole nazionali dalla qualificazione del materiale vivaistico', all'interno di Interpoma
"Il rischio - spiega Luigi Catalano, coordinatore di Civi-Italia - è che arrivino piante di dubbia qualità. Penso ad esempio al virus Sharka, che nell'Est asiatico è un autentico flagello. Ebbene, con le nuove norme lì le drupacee potrebbero essere 'certificate' ed avere le porte aperte per arrivare in Italia".
Luigi Catalano, coordinatore CIVI-Italia, illustra la proposta di 'Qualità a marchio CIVI-Italia'
"Una delle cose su cui stiamo riflettendo è un logo, immediatamente riconoscibile e distinguibile che sia valore aggiunto di una maggiore garanzia delle caratteristiche varietali e sanitarie", conclude il direttore d'area del Mipaaf. Iniziativa questa vista di buon occhio dal CIVI che, chiude Catalano, "ha avanzato una proposta di progetto: 'Qualità a marchio CIVI-Italia', che sta andando avanti di comune accordo con il Mipaaf. Si tratta di un processo di certificazione a marchio privato che prevede un iter di certificazione molto simile all'attuale sistema".