Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber

I frutti 'di una volta' tornano a vivere: resoconto dal convegno sull'agrobiodiversita' in Emilia Romagna

"Il mondo è bello perché è vario" dice l'adagio popolare: questo è tanto più vero se parliamo di specie ortofrutticole, tema del convegno "L'agrobiodiversità in Emilia Romagna" svoltosi ieri 29 ottobre 2014 a Bologna.

L'appuntamento è stato promosso da Crpv - Centro Ricerca Produzioni Vegetali, dal Crpa - Centro Ricerca Produzioni Animali (difatti nel convegno si è parlato anche di razze autoctone) e dalla stessa Regione Emilia-Romagna, quale atto conclusivo dei progetti di valorizzazione delle varietà vegetali e animali autoctone, previsti e finanziati all'interno del Programma di Sviluppo Rurale 207/2013.

Fin dal 2008 la regione Emilia Romagna ha istituito il Repertorio regionale delle risorse genetiche agrarie, con circa 150 accessioni registrate tra razze animali e varietà vegetali; inoltre ha promosso interventi per la conservazione delle risorse genetiche, per la conservazione presso 'agricoltori custodi', oltre a diverse attività e progetti per la conservazione della memoria storica al fine valorizzare saperi, tecniche e consuetudini legate all'agrobiodiversità.



L'ammontare complessivo dei finanziamenti, di cui hanno beneficiato imprese agricole, enti e amministrazioni provinciali ammonta a circa 2.800.000 euro, di cui 483.000 per la caratterizzazione morfologica e genetica di varietà vegetali (frutticole e vite) e di razze animali autoctone, oltre che per la divulgazione di tali attività di ricerca, oggetto del convegno.

"A livello divulgativo – ha spiegato Giancarlo Cargioli (in foto), della Regione E-R – abbiamo appena realizzato e pubblicato un sito web dove sono riportati contenuti tecnici come schede, immagini, descrizioni delle accessioni iscritte al Registro, informazioni culturali come i musei tematici e note dedicate ai territori e agli organismi che si dedicano alla valorizzazione dell'agrobiodiversità. Questo al fine di realizzare una piazza virtuale per la costruzione di una rete regionale partecipata su questo importante patrimonio."

Concentrandoci sulle varietà frutticole autoctone dobbiamo fare un bel passo all'indietro nella storia, perché alcune risalgono al Rinascimento, come la Pesca Noce, le mele Musabò e Fiore di Cassia. Altre invece traggono le proprie origini addirittura prima dell'anno Mille: è il caso della pera Spadone Invernale.

In taluni casi, le varietà antiche rivestono un ruolo importante per la resistenza a patologie e cambiamenti climatici, tanto da farne frutti ideali per la coltivazione biologica o a basso impatto ambientale. Questo è il caso della mela Durello che presenta una forte resistenza alla ticchiolatura, resistenza che molti breeders ricercano con insistenza.

"Ad oggi – ha affermato Claudio Buscaroli (in foto), ricercatore del Crpv – sono circa 50 le varietà iscritte al Repertorio Regionale, ma tante altre sono in fase di studio e valutazione: un problema ricorrente è l'esiguità dei campioni, per cui è fondamentale provvedere alla moltiplicazione per non rischiare l'estinzione". L'iter per giungere all'iscrizione prevede un'indagine bibliografica, la caratterizzazione morfologica e l'analisi del DNA che, seppur non obbligatoria, in molti casi è stata necessaria.

Attualmente sono 8 i soggetti conservatori per le varietà frutticole, con altre collezioni presenti all'interno del Museo della Civiltà Contadina dell'Università di Bologna e presso il Cra di Forlì. Ogni specie autoctona, com'ha spiegato Buscaroli ha una propria storia secolare e una propria integrazione con i territori: è il caso per esempio della mela Verdone (Ente Parco Boschi di Carrega – Parma), varietà di qualità eccelsa, coltivata in grande quantità fino alla fine dell'800 o della mela Azzarola (az. Agricola Daniele Ghetti, Faenza), profumatissima e richiesta per nicchie di mercato, oltre che valutata con punteggi qualitativi elevati.

In tutta quest'attività di conservazione e tutela, un ruolo strategico lo hanno i cosiddetti 'agricoltori custodi', che provvedono alla conservazione in situ di varietà a rischio di estinzione: in certi casi grazie a loro è stato possibile salvare cultivar conservate in un unico esemplare, favorendone la moltiplicazione.

"L'analisi molecolare – ha concluso Buscaroli – è stata effettuata su 200 esemplari, riscontrando una variabilità genetica superiore alle aspettative. Un numero consistente di accessioni sono genotipi autoctoni, potenzialmente iscrivibili al Repertorio regionale. C'è ancora molto da fare in termini di valorizzazione: qualche azienda agricola si sta muovendo con esperienze di vendita diretta che riportano la descrizione delle varietà antiche. Si moltiplicano, poi, le sagre paesane e in alcune località come Casola Valsenio vengono creati percorsi naturalistici alla scoperta di alberi secolari. E' il caso del Farinaccio, che presenta una pera estiva di buon livello qualitativo."

"L'attività in campo viticolo – ha spiegato Marisa Fontana (in foto), anche lei ricercatrice del Crpv – ha interessato la ricognizione e la caratterizzazione morfologica, le relative analisi molecolari e il supporto al mantenimento in collezione delle varietà autoctone: azioni svolte in collaborazione con gli Organismi Custodi. In Emilia Romagna sono 36 le varietà iscritte al Repertorio, ma stanno diventando 38, mentre l'attività di ricerca ha interessato ben 229 accessioni, di cui 79 risultate iscritte al Registro Nazionale, 33 risultate identiche ad altre già iscritte sia in Italia che all'estero, e 91 non ancora identificate."

Le analisi hanno portato alla luce anche risultati curiosi. E' il caso di varietà quali Melara, presente in Val d'Arda, di cui sono presenti documentazioni recenti, e a Lecco, più antica, le cui caratteristiche genetiche collimano: si tratta di un vitigno dolce come il miele (da qui il nome Melara) e molto gustoso (in antichità Lecco era sinonimo di ghiottoneria). Altre interessanti sinonimie, frutti di ricerca scientifica/storica riguardano Besgano, Burghisaga e Grillone o anche Albanella Tellarini, Colombina e Marzemina Bianca: storie che si intrecciano con la cultura rurale, creando suggestivi puzzle fra vari territori regionali ed extraregionali.

"In definitiva – ha concluso la Fontana – c'è ancora un mondo da scoprire, un mondo affascinante, perché più si conosce, più emergono dubbi e il desiderio di approfondire ulteriormente. Una cosa è certa però: questa attività di ricerca offre spunti molto interessanti per qualificare l'offerta frutticola ed enologica regionale."

In conclusione del convegno, partecipanti e relatori hanno espresso l'augurio, sia per il comparto vegetale come per quello animale, è che il nuovo PSR-Piano di Sviluppo Rurale 2014/2020 preveda risorse per continuare questo prezioso progetto di valorizzazione di varietà e razze che affondano le radici nella storia territoriale regionale: "non c'è nulla di definitivo, ma – ha concluso Cargioli – sull'agrobiodiversità si deve andare avanti e gli spazi per poterlo fare verranno certamente identificati".