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La patata si coltiva (anche) con l'acqua di mare

In un piccolo paesino dei Paesi Bassi, un agricoltore sta provando a cambiare il mondo. Coltiva patate, insalata, carote, fragole e cipolle irrigandole con l'acqua di mare diluita: per farlo, semplicemente utilizza varietà dimenticate e più resistenti al sale.

Il suo progetto ha appena vinto il prestigioso USAid Grand Challenge Award battendo 560 partecipanti di 90 Paesi. Le sue patate sono già state esportate in Pakistan, dove saranno seminate in enormi spazi finora sterili. Se il tubero reggerà alla differenza di clima, la sperimentazione si allargherà presto al Bangladesh, dove a far paura ai coltivatori sono piuttosto le alluvioni, che invadono le colture con acqua salata. Qualcosa di simile a quel che accade proprio nei Paesi Bassi, dove spesso l'acqua di mare risale i canali e arriva a bagnare i campi.

E' facile immaginare la portata della scoperta, se si considera che nel mondo sono 250 milioni le persone che vivono in aree dai terreni troppo salini per essere coltivati. Secondo la Banca Mondiale, siccità e desertificazione sono i più gravi problemi dell'umanità, coinvolgendo 783 milioni di persone. Aggravato dai cambiamenti climatici, il fenomeno mette in ginocchio oggi anche Paesi come l'Australia, dove ha già causato – tra l'altro – il dimezzamento delle specie di uccelli e minaccia d'estinzione diverse piante.

Finora la migliore risposta alla siccità era stata la desalinizzazione, ovvero purificare l'acqua del mare attraverso processi come l'osmosi inversa: se l'Arabia Saudita estrae il 70% della sua acqua potabile dal mare, anche il Regno Unito possiede un impianto d'avanguardia sulle sponde del fiume Tamigi. Certamente però filtrare l'acqua è costoso, e produce rifiuti. Coltivare cibo direttamente con l'acqua del mare era un sogno a cui nessuno aveva pensato finora e, secondo le analisi, il sale in eccesso si concentra nelle foglie della pianta, lasciando la patata con livelli di sodio assolutamente accettabili.

"Non siamo un'istituzione scientifica – ha detto il 59enne Van Rijsselberghe – siamo un branco di lunatici con l'idea di poter cambiare le cose. Non siamo interessati a scrivere dottorati, ma a stringere rapporti con altri agricoltori, a dialogare su quello di cui abbiamo bisogno e riscrivere insieme il modo in cui produciamo cibo: si possono coltivare gamberetti nei laghi? Cosa possiamo crescere nell'acqua di mare?"

Rijsselberghe è stato un pioniere dell'agricoltura bio negli anni '90, ed è felice di aver portato un'innovazione tanto importante: "Per ogni problema, la Natura ha già una soluzione – ha detto - Basta trovarla".
Data di pubblicazione: