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Il resoconto del V Meeting europeo

Castagno: l'Europa pensa a un rilancio della coltura

Tre giornate di lavori, 160 partecipanti provenienti dal continente asiatico (Cina e Corea), dal Sud America (Cile), dai nuovi Paesi produttori dell'Est europeo (Ungheria, Bosnia, Macedonia) e dai Paesi europei tradizionalmente impegnati nella coltivazione di castagne (Spagna, Portogallo, Francia e Italia): il 13 settembre 2014 si è concluso a Ponferrada, in Spagna, il V Meeting europeo sul castagno.



Promosso da Areflh-Associazione delle Regioni Ortofrutticole Europee e dalla Mesa del Castagno del Bierzo, l'incontro ha analizzato l'andamento produttivo e commerciale di questa produzione, con particolare attenzione all'evoluzione dei nuovi metodi produttivi e di nuove forme di allevamento proposte che stanno trasformando il castagneto tradizionale, inteso come coltura forestale, in un vero e proprio impianto frutticolo. In questi moderni impianti si studiano anche la fertilizzazione e l'impiego dell'irrigazione a goccia, molto importanti negli areali a scarsa piovosità come quelli spagnoli e portoghesi.

Particolare attenzione è stata riservata alla suscettibilità del castagno nei confronti delle principali malattie che attaccano la specie, quali il Mal dell'inchiostro e il Cancro della corteccia, ma anche i problemi legati agli insetti fitofagi (Cydie, Balanino) e, soprattutto, al nuovo arrivato: la Vespa Cinese (Dryocosmus kuriphilus). I relatori di molti Paesi, infatti, sono intervenuti esprimendo forte preoccupazione per i danni che questo insetto sta creando e che, in futuro, potrebbe causare ai castagneti di Spagna e Portogallo dove sono previsti importanti investimenti.



Massimo Bariselli del Servizio fitosanitario dell'Emilia-Romagna, regione aderente all'Areflh, ha riportato le esperienze di lotta biologica condotte in regione per combattere il Dryocosmus kuriphilus mediante l'introduzione del suo parassitoide specifico Torymus sinensis e la creazione di "aree di moltiplicazione" nelle quali allevare nuovi parassitoidi da rilasciare in altre aree infestate.

Un forte calo produttivo spalancherebbe le porte a una massiccia importazione di castagne da altri paesi, in particolare dalla Cina, dove si coltiva la specie Castanea mollissima, e dalla Turchia. Questi paesi sono in grado di produrre grandi quantità a prezzi molto competitivi, mentre sono difficilmente competitivo sotto l'aspetto qualitativo con la Castanea sativa coltivata in Europa, che rappresenta solo il 10% delle castagne prodotte nel mondo, poco meno di 2 milioni di tonnellate.



Durante le visite tecniche, sono stati esaminati numerosi castagneti, industrie di trasformazione e magazzini che condizionano il prodotto puntando all'esportazione del prodotto in Europa, e soprattutto in Italia dove il calo produttivo determinato dalla siccità e dal Cinipide è rilevante.

"I più interessati alle informazioni emerse dal V incontro europeo - afferma Luciano Trentini (in foto), vicepresidente di Areflh, che ha concluso la prima giornata con una relazione su produzione e commercializzazione delle castagne a livello nazionale, europeo e mondiale - sono i produttori e loro associazioni, tecnici, commercianti e agenti commerciali, trasformatori, costruttori di macchine per la lavorazione e il condizionamento delle castagne, ma anche le stesse Istituzioni".

"I consensi crescenti - continua Trentini – hanno reso questo meeting un appuntamento tecnico e commerciale di riferimento, dal quale attingere nuove informazioni da un punto di vista tecnico-agronomico, ma anche commerciale. Non solo, l'appuntamento ha come obiettivo il rilancio della coltivazione di questa specie attraverso nuovi investimenti, vista la grande richiesta del mercato. Per questo motivo stiamo già pensando al futuro, con l'organizzazione del VI incontro che probabilmente si terrà in Portogallo".



"Per le loro caratteristiche nutrizionali – conclude Trentini - castagne e marroni sono considerati alimenti completi adatti anche agli intolleranti al glutine. La coltivazione in un habitat che difficilmente può ospitare altre specie ortofrutticole permette inoltre di mantenere in montagna gli agricoltori, veri e propri custodi di questo territorio a forte rischio di spopolamento".