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La qualita' generale della dieta degli Americani rimane scarsa

Obesita' negli USA: disparita' tra Stati del nord e del sud

La Trust for America's Health, un'organizzazione americana che si occupa di politica sanitaria, e la Robert Wood Johnson Foundation, il più grande ente filantropico americano dedicato esclusivamente a temi di salute pubblica, hanno stilato il rapporto annuale sull'obesità negli Stati Uniti, accompagnato da una cartina interattiva che mostra i diversi tassi d'obesità sul territorio statunitense.

Secondo quanto pubblicato, gli Stati più obesi d'America sono il Mississippi e la Virginia Occidentale, con una quota del 35,1% della popolazione.

Percentuale di adulti obesi (indice di massa corporea di 30+)

Clicca qui per ingrandire l'immagine. Per maggiori informazioni e mappe per area geografica: stateofobesity.org

La mappa mette in evidenza una disparità tra nord e sud: nove tra i dieci Stati in testa alla classifica sono situati nella parte meridionale del Paese. Lo Stato con il più basso indice di obesità è il Colorado, con "solo" il 21,3% di persone colpite dalla malattia (riconosciuta come tale, e non più solo come una condizione medica, dall'American Medical Association nel giugno 2013).

Secondo uno studio pubblicato di recente sulla rivista specializzata Journal of the American Medical Association Internal Medicine, la qualità generale della dieta degli Americani rimane scarsa. Se si considera lo status socio-economico della popolazione negli ultimi 10 anni, appare evidente come le diete delle famiglie più abbienti siano migliorate, mentre a peggiorare sono state quelle delle famiglie a basso reddito.

Nonostante lo studio abbia rilevato che la dieta di tutti gli Americani sia migliorata in media tra il 2005 e il 2010, il progresso ha mascherato un calo della qualità nella dieta delle fasce più povere. Si è creato così un divario doppio tra Americani ricchi e poveri. Ciò è stato attribuito al costo maggiore dei pasti sani e pronti all'uso, così come all'accesso limitato ai supermercati di qualità in alcuni quartieri più poveri.

Secondo i ricercatori, la maggior parte del miglioramento nella dieta americana è dovuta ad un calo costante del consumo di grassi trans. Gli sforzi federali per promuovere il consumo di frutta, verdura e cereali integrali, nel frattempo, sono in gran parte stati confinati alle scuole e agli annunci di servizio pubblico.

Le abitudini alimentari dei bambini si impostano nella prima infanzia
Gli infanti - ovvero i bambini con un'età da 1 a 12 mesi - che non mangiano frutta e verdura hanno meno probabilità di mangiare cibi sani all'età di sei anni. Lo rivela una nuova serie di 11 studi nutrizionali americani sull'alimentazione infantile, pubblicati sulla rivista Pediatrics.

Se si parla quindi di qualità della dieta, tutto si gioca nel primo anno di vita. Negli studi i ricercatori hanno analizzato l'alimentazione di 1.500 bambini di sei anni, confrontando le loro abitudini alimentari con quelle rilevate in un altro studio che li aveva seguiti nel primo anno di vita.



"Il nostro studio suggerisce che la rara assunzione di frutta e verdura durante la tarda infanzia è associata all'assunzione non frequente di questi alimenti a sei anni di età", hanno concluso i ricercatori.

E' molto importante dunque proporre ai bambini tanta frutta e verdura nella fase dello svezzamento, in particolare tra il 10mo e il 12mo mese; e non bisogna arrendersi se all'inizio i risultati non sono quelli sperati. La ricerca rivela che la ripetuta esposizione ai cibi non graditi, alla fine ne aumenta l'accettazione.

Elaborazione FreshPlaza su varie fonti