Russia: un settore dell'orticoltura in serra ancora inadeguato
Viktor Semkin, direttore della società agricola Moscovsky, ha riferito che "oltre il 45% del costo dei pomodori corrisponde a gas ed elettricità, utenze che non vengono coperte dai sussidi. Come risultato, la maggior parte delle serre chiude durante i mesi invernali. Durante i mesi più freddi, gennaio e febbraio, le serre sono ben lontane dall'essere redditizie, proprio a causa degli elevati costi energetici".
Secondo le statistiche, nel 2013, la Russia ha importato 800.000 tonnellate di pomodori e 200.000 tonnellate di cetrioli. L'anno scorso, la resa delle serre russe è stata di 630.000 tonnellate di ortaggi ed erbe aromatiche, il 65% dei quali era composto da cetrioli e il 30% da pomodori. La Russia può coprire il 34% della richiesta domestica con le sue serre, che si estendono una superficie di 1.800 ettari. Per fare un paragone, i Paesi Bassi dispongono di circa 10.000 ettari e l'ex Unione Sovietica presentava 5.000 ettari di serre.
Per inciso, la catena di supermercati Bahetle, nella città di Barnoel, in Siberia, ha affermato di poter sopravvivere senza i prodotti europei. Sembra una cosa realistica per quanto riguarda gli ortofrutticoli, visto che solo il 4% dei prodotti è stato interessato dall'embargo. La catena vende più prodotti asiatici e mediorientali, compresi quelli di Thailandia, Vietnam, Turchia ed Egitto, che hanno assistito ad un miglioramento della loro posizione come fornitori. Anche altre zone affermano di essere autosufficienti senza i prodotti europei.
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