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Presentato a Maso Part il progetto sperimentale FEM

"Ecco il frutteto in "parete" che richiede meno chimica"

Al modello di frutteto sostenibile in corso di sperimentazione alla Fondazione Edmund Mach è stato dedicato ieri, 28 agosto 2014, un incontro tecnico a Mezzolombardo, nell'azienda agricola di Maso delle Part. I frutticoltori hanno avuto modo di conoscere e toccare con mano i vantaggi della forma di allevamento in parete stretta e delle reti multifunzionali.



Si è trattata di una versione ridotta della tradizionali porte aperte dato che i campi sperimentali sono stati compromessi dalla grandinata del 24 giugno. Nel pomeriggio appuntamento, invece, a Zambana, in zona Pasqualine, con la visita alla prova dimostrativa di varietà di melo resistenti alla ticchiolatura e condotta col metodo biologico, in collaborazione con l'Ufficio produzioni biologiche della Provincia autonoma di Trento e il Consorzio trentino di bonifica.

"Oggi presentiamo ai frutticoltori una serie di sistemi innovativi che si propongo di migliorare la frutticoltura in un'ottica di sostenibilità. Questa è una delle sfide della Fondazione Mach: puntare a minimizzare gli impatti dell'agricoltura per salvaguardare la salute dell'uomo, dell'ambiente e delle sue risorse", ha spiegato il direttore generale, Mauro Fezzi, intervenuto con il dirigente del Centro Trasferimento Tecnologico, Michele Pontalti e il responsabile dell'Unità frutteto sperimentale e frigo-conservazione, Livio Fadanelli.



Due le tematiche dell'incontro: gli aspetti agrotecnici e gli aspetti di difesa, i primi gestiti da Alberto Dorigoni e Franco Micheli, i secondi e da Luisa Mattedi, Daniel Bondesan e Claudio Rizzi.

Ai frutticoltori è stato presentato un nuovo modello di frutteto con un sistema di allevamento particolare; in parete stretta, a più assi, con un'altezza ridotta rispetto al classico spindle, gestibile senza scale e carri raccolta quindi con più sicurezza in campagna, e che richiede meno trattamenti chimici.



La forma di allevamento delle piante da frutto rappresenta uno snodo che condiziona l'agrotecnica e la difesa dai patogeni. Utilizzando la potatura verde e piante a più assi si ottiene un frutteto costituito da file strette e basse: si apre così un ventaglio di possibilità tecniche che vanno dalla meccanizzazione del diradamento e del diserbo, della potatura estiva ed invernale a finestre, fino all'uso degli atomizzatori scavallanti a ultra-bassa deriva e delle reti polifunzionali.

L'eccezionale grandinata di quest'anno ne evidenzia tra l'altro l'efficacia protettiva. Gli studi più recenti sulle reti – spiegano gli esperti di San Michele – mirano in prospettiva a modificare il microclima intorno alle piante con materiali anti-pioggia e a distribuire i fitofarmaci, non più con gli atomizzatori, ma con impianti fissi che possono avere anche funzione antibrina e climatizzante.


Reti polifunzionali

Ne trarrà vantaggio la gestione intera del frutteto e la difesa dai patogeni, più semplice e con meno problemi di deriva, la sicurezza dell'operatore che userà meno carri raccolta e scale, il consumatore e l'ambiente per un prodotto più pulito.
Data di pubblicazione: