Basti pensare all'utilizzo che i polacchi hanno fatto del selfie subito dopo la minaccia di Mosca di bloccare l'import di frutta e verdura dalla Polonia. Da fine luglio, infatti, sul web hanno impazzato le foto di cittadini e cittadine polacche intenti a mordere una mela a sostegno dei loro agricoltori. La Polonia è il più grande esportatore mondiale di mele, e il 7% circa dei prodotti agricoli polacchi era di solito destinato al mercato russo, prima dell'embargo imposto dalla Russia all'Unione Europea, tra gli altri (cfr. FreshPlaza del 25/08/2014).
Anche in Belgio l'iniziativa non è nuova: i selfie frutticoli vanno ormai di moda e hanno favorito le vendite nazionali di pere, ad esempio, le quali hanno visto un incremento fino al 40%. Molte foto riportano commenti del tipo: "Ehi Putin, le nostre pere tanto gustose ce le mangiamo noi!".
La Spagna non poteva essere da meno. Secondo quanto riportato da Hortoinfo, l'Associazione spagnola dei distributori e dei supermercati (Asedas) ha lanciato la campagna "Invia un selfie per la nostra frutta e verdura" ("Mándate un selfie por nuestras frutas y hortalizas") al fine di promuovere il consumo dei prodotti spagnoli dopo l'embargo.
Con questa campagna i consumatori vengono invitati a postare i propri selfie scattati con frutta e verdura autoctone e a diffonderli attraverso la rete dei social network e via email.
Dopo un incontro del 18 agosto scorso con il ministro spagnolo all'Agricoltura Isabel García Tejerina, il direttore generale di Asedas, Ignacio García, ha dichiarato che l'effetto negativo del veto russo potrebbe essere "alleviato" aumentando il consumo interno degli ortofrutticoli nazionali.
E in Italia?
Mentre gli altri Paesi si muovono cercando di coinvolgere i consumatori, da noi l'embargo russo sembra aver avuto un effetto quasi paralizzante, perché non vediamo alcun tentativo di portare alla consapevolezza dell'opinione pubblica italiana l'entità del problema e di stimolare di conseguenza un consumo "difensivo" e a supporto delle produzioni nazionali.
Ci si affretta a portare la questione all'attenzione della Commissione Europea, con la richiesta di procedere allo stanziamento di fondi europei straordinari e all'attivazione di un piano europeo di sostegno per tutti i settori e gli operatori colpiti dal veto della Russia. Ci domandiamo se ciò possa essere sufficiente.