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Limoni: in 3 settimane prezzi rincarati del 30% e continueranno a salire

Citrus Black Spot e calo di produzione frenano le spedizioni di arance e limoni verso l'Europa

Tutti li vogliono, ma il difficile sta a trovarli: è il caso di arance e limoni. Dai grandi produttori dell'emisfero australe, le spedizioni giungono con il contagocce e questo si riflette sui prezzi, che risultano in crescita costante.

>In questo momento, gli agrumi che si trovano sul mercato vengono dal Sud dell'equatore, dove a contendersi il primato ci sono sostanzialmente due grandi produttori mondiali: Argentina e Sudafrica. Ma a condizionare la situazione commerciale è la carenza dal lato dell'offerta: c'è poco prodotto, ben al di sotto di quello che sarebbe il fabbisogno, non solo italiano ma anche europeo.



Dal Sud America
L'Argentina deve fare i conti con una produzione agrumicola inferiore rispetto agli anni passati. La causa sono state le gelate registrate nei mesi scorsi. Questo significa, per i limoni, un calo del 50% della produzione.

Insieme ad Argentina e Sudafrica, il Cile sarebbe il "terzo incomodo", ma stando a quanto segnalato, finora ha imbarcato poco o niente alla volta del Vecchio Continente.

Il Sudafrica faccia a faccia con il Black Spot
Anche dal Sudafrica le spedizioni alla volta dell’Europa sono minori che in passato ma in questo caso, pur essendoci anche qui una produzione inferiore, la causa principale va cercata altrove: nel Citrus Black Spot (CBS o macchia nera degli agrumi), una fitopatia che colpisce appunto gli agrumi.


Esemplari di arance colpiti d CBS.

Della malattia se ne era già parlato lo scorso novembre, quando l'UE aveva chiuso le porte agli agrumi sudafricani proprio per evitare che la CBS si diffondesse anche in Europa. Nonostante lo stop alle importazioni dal maggiore esportatore mondiale di agrumi (nel 2013 era sudafricano il 70% degli agrumi importati in Europa), allora l'impatto sul mercato fu modesto, perché oramai si era sul finire della stagione sudafricana e trovare un'alternativa sul mercato europeo non era un problema.

Tra marzo e aprile era girata la voce che si sarebbero riaperti i confini per gli agrumi dal Sudafrica, ma che si sarebbero intensificati i controlli. A maggio, il divieto all'importazione è stato ufficialmente rimosso, riaprendo così i flussi di arance e limoni, ma a una condizione: al quinto caso di CBS segnalato sulle partite in arrivo sarebbe scattato un nuovo stop.

Questa "spada di Damocle" non poteva non avere effetti sugli esportatori sudafricani, che per tutta risposta hanno limitato le spedizioni verso l'Europa. La situazione non è destinata a migliorare, perché nonostante siano aumentati i controlli fitosanitari in Sudafrica per evitare che partissero arance e limoni infetti, ad oggi sono già 4 i casi di macchia nera segnalati.

Il primo caso è arrivato a metà luglio - cfr FreshPlaza del 23/07/2014 - su una partita di limoni destinata ai Paesi Bassi. E' invece di pochi giorni fa - cfr FreshPlaza del 25/07/2014 - una nota di Ailimpo, l'Associazione Interprofessionale spagnola per limoni e pompelmi, che denunciava come nel giro di pochi giorni dalla prima segnalazione di CBS ne sarebbero arrivate altre 3, su altrettante spedizioni indirizzate a Paesi Bassi, Spagna e Italia. Pertanto, i casi già segnalati salirebbero a 4 (anche se non esistono ancora conferme ufficiali a tal proposito): ancora 1 e scatterebbe una nuova chiusura delle frontiere in un momento non facile. Come detto, infatti, ad ora gli agrumi sul mercato provengono dall'emisfero meridionale e per vedere le prime arance europee si dovrà aspettare ottobre, con l'arrivo del navelino spagnolo.

Il riflesso sui prezzi
Tutto questo ha chiaramente influenzato anche il mercato italiano; il minimo garantito richiesto dagli esportatori è cresciuto del 20-30%, mentre per i limoni l'aumento è stato ancora più marcato. Allo stesso modo, sono cresciuti i prezzi di vendita, e continuano a salire.

Al Caab, il mercato all'ingrosso di Bologna, le arance viaggiano tra gli 80 centesimi di euro al chilo e l'euro. Sono prezzi non esagerati anche se comunque superiori a quelli dell'anno scorso, quando si oscillava tra i 60 e i 70 centesimi al chilo.

Ma in assoluto è sui limoni che la distanza tra l'offerta e la domanda sta producendo le conseguenze maggiori, perché si tratta di un agrume che per diversi aspetti è radicalmente diverso dall'arancia. D'estate infatti questa viene consumata per i succhi di frutta, i quali sul mercato hanno molti surrogati. Per il limone invece non è così, in quanto non ha alternative. Inoltre, la loro richiesta è costante lungo tutti i 365 giorni dell'anno, a differenza di molti altri tipi di frutta che invece mostrano una domanda stagionale. Tutto ciò ha un suo costo.

Tre settimane fa, i limoni argentini di qualità buona/discreta venivano venduti all'ingrosso a un prezzo che variava tra 1,40 e 1,50 euro al chilo. In questi giorni si è già arrivati a 2 euro al chilo, ossia una crescita di più del 30% nel giro di 20 giorni, e le previsioni future sono di un aumento ulteriore.

Il fenomeno è alimentato anche dall'assenza, almeno sulla piazza di Bologna, del prodotto italiano. C'è qualcosa dalla costiera Amalfitana, ma i prezzi sono alti e la tenuta bassa, mentre latitano i limoni siciliani. Una possibile spiegazione è che, visto il deficit di prodotto, tutta l'offerta venga assorbita dai mercati più vicini alle zone di produzione.