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A confermarlo e' uno studio dell'Universita' del Minnesota (USA)

Un migliore utilizzo dei terreni agricoli potrebbe sfamare 3 miliardi di persone in piu'

Se sfruttati in maniera più efficiente, i terreni agricoli del mondo sarebbero in grado di sfamare un 3 miliardi extra di persone. A confermarlo è uno studio dell'Università del Minnesota (USA), a dimostrazione che i principali incrementi di popolazione previsti nei prossimi tre decenni non devono comportare necessariamente una scarsità di cibo.

Secondo lo studio, oltre la metà dei fertilizzanti attualmente utilizzata sulle colture di molti paesi viene sprecata. Circa il 60% dell'azoto applicato alle coltivazioni del mondo risulta non necessario, così come circa la metà del fosforo, un elemento le cui fonti disponibili stanno diminuendo.

I ricercatori hanno riscontrato che tagliare gli sprechi anche in modesta parte servirebbe a sfamare milioni di individui in più: tra un terzo e la metà delle colture basilari e del cibo prodotto dai paesi in via di sviluppo va perduto a causa della mancanza di infrastrutture come il trasporto refrigerato, mentre nel mondo industrializzato si spreca a causa delle cattive abitudini di consumo.

Lo studio, pubblicato sulla rivista specializzata Science, suggerisce che una maggiore focalizzazione su colture di base come grano e riso in paesi chiave, quali Cina, India, USA, Brasile, Indonesia, Pakistan ed Europa, dovrebbe ripagare in termini di maggiore produzione di cibo per la crescente popolazione mondiale. Si prevede, infatti, che la popolazione mondiale superi i 9 miliardi di individui entro il 2050, in netto aumento rispetto ai 7 miliardi attuali.

E' necessario sottolineare anche la questione delle risorse idriche: se l'acqua utilizzata per l'irrigazione fosse mirata in maniera più efficiente dove necessaria, si potrebbe coltivare di più; attualmente però gran parte di essa viene irrorata inutilmente sulle colture. Lo studio suggerisce che potrebbe essere risparmiata una percentuale di acqua tra l'8% e il 15%.

La ricerca ha, inoltre, evidenziato l'eccessivo affidamento che il mondo occidentale fa sulla carne: un singolo chilo di manzo equivale a 24 kg di grano in termini di sforzi e risorse necessari alla sua produzione (acqua, fertilizzanti, gas serra, terreno agricolo...) - vedi anche news FreshPlaza del 02/07/2014.

Colture del passato e del futuro
Le piante perenni crescono intorno a noi, nei campi, nelle foreste e nelle praterie. Queste piante si rigenerano ogni anno e sopravvivono grazie ad un robusto apparato radicale. Purtroppo, molti agricoltori del mondo industrializzato si affidano a monocolture di coltivazioni annuali che devono essere piantate da stagione a stagione e che richiedono un pesante tributo in termini di suolo, risorse idriche e perdita di biodiversità.

Il 69% delle terre coltivate a livello mondiale sono composte da cereali, semi oleosi e legumi - tutte colture che devono essere piantate ogni anno.

Organizzazioni come The Land Institute si chiedono perché le colture perenni non siano annoverate in agricoltura moderna. Lo sviluppo di varietà perenni di cereali, legumi e verdure potrebbe contribuire a salvare il suolo. Le radici perenni vanno in profondità e sostengono la pianta per molti anni. Laggiù, le radici riescono maggiormente ad attingere dalle falde acquifere. Tali profonde e ben ancorate radici riescono anche a contribuire ai cicli nutritivi del suolo. Ortaggi perenni comuni includono asparagi, rabarbaro e tuberose. Legumi come il caiano crescono anch'essi perennemente.

Elaborazione FreshPlaza su fonte theguardian.com e foodtank.com