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Lettera aperta di una responsabile aziendale del settore ortofrutticolo: la crisi e' anche una questione etica

FreshPlaza riceve e volentieri diffonde la seguente lettera aperta di una responsabile d'azienda, che opera nella commercializzazione di frutta e verdura.

"Il nostro è un lavoro duro, faticoso, che non lascia tempo libero, che non conosce feste, che a volte non fa dormire, ma che ha dato a me e alla mia famiglia tante soddisfazioni. Negli ultimi tempi, però, nonostante l'impegno, ci stiamo rendendo conto che fare ortofrutta in Italia, come purtroppo tante altre cose, è diventato quasi impossibile.

Tutti parlano delle eccellenze del nostro Paese, dell'importanza dell'agroalimentare, ma nei fatti stiamo portando gli agricoltori italiani a dismettere questo mestiere. E non è vero che, siccome molti sono tornati alla terra, ciò significa che l'agricoltura sia un settore in espansione: coloro che si sono ritrovati senza lavoro da un giorno all'altro, sfruttando magari dei possedimenti di famiglia, hanno aperto aziende agricole, agriturismi. Si sono scontrati però con la realtà e molti hanno dovuto arrendersi e chiudere. L'agroalimentare, come l'arte, il turismo, la cultura e la moda, sarebbero potuti essere i settori che potevano aiutare questo Paese ad uscire dalla crisi e invece stiamo facendo di tutto per distruggerli.

Oggi il concetto di qualità, salubrità ed etica del prodotto non interessa a nessuno. Se a raccogliere la frutta e la verdura in campagna c'è gente pagata a 1 o 3 euro all'ora, non ci interessa; l'unico elemento di rilievo diventa il prezzo finale di vendita; e se poi dobbiamo mangiare frutta e verdura senza alcun tipo di controllo, che proviene da non si sa bene dove, a noi sta bene lo stesso.

Sia i piccoli agricoltori sia le grandi aziende che rispettano le regole non sanno più come sopravvivere. Tutti i costi sono aumentati: il gasolio, l'elettricità, la manodopera, mentre il prezzo di vendita dei prodotti è sempre più basso. E se oggi esistono incentivi per l'agricoltura, purtroppo ad usufruirne sono sempre in pochi: i soliti noti, con gli amici nei posti giusti, mentre gli anonimi, i figli di nessuno, rimangono a guardare.

Quando vado al supermercato e vedo, in tutti i reparti (non solo quello dell'ortofrutta), prezzi stracciati, mi chiedo sempre chi c'è dietro a quei prezzi, probabilmente per deformazione professionale. Servirebbe fermarsi a riflettere, quando si va a fare la spesa, e cercare di chiedere, di informarsi, di costringere coloro che vendono a dirci chi l'ha prodotto, come, da dove proviene ciò acquistiamo e mai e poi mai accettare come risposta: "Non lo so, non conosco i nostri fornitori". Esiste un sistema di rintracciabilità in Italia (per chi lo rispetta), che attraverso un numero apposto sui prodotti, arriva a dirvi addirittura chi ha prodotto il seme o la piantina da cui nascono i prodotti che mangiamo. Le aziende che rispettano le regole, sanno perfino (per imposizione della legge, non per piacere personale) se chi trasporta i loro prodotti rispetta le regole o meno.

So benissimo che questo è un periodo di crisi, ma ciò non giustifica la nostra complicità nei confronti di un sistema malato che rischia di uccidere chi lavora seriamente e onestamente."
Data di pubblicazione: