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"Consumi sempre giu': industria e distribuzione siglano "l’alleanza del carrello"

Grandi manovre in corso nel settore dei beni di largo consumo. Le industrie e le catene distributive si alleano, per la prima volta, per difendersi da un nemico comune: il calo dei consumi.

"Quando si sta sulla stessa barca e il mare è in burrasca, è meglio non litigare", riassume con una battuta Luigi Bordoni (foto a lato), presidente di Centromarca, l'associazione che raccoglie le principali imprese del largo consumo, oltre 34mila imprese che danno lavoro a 1 milione di persone, esprimono il 32% dei consumi delle famiglie e contribuiscono per il 23,7% alla creazione di valore aggiunto del settore industriale.

Se queste imprese riescono a fare fronte comune con le loro partner commerciali, cioè i 900 operatori della grande distribuzione, l'impatto è maggiore delle storiche contrapposizioni. "Ogni anno le imprese del largo consumo fanno 8 miliardi di sconti ai consumatori" prosegue Bordoni. "Dall'Europa continua ad arrivare l'indicazione di detassare redditi e tassare i consumi, ma questa è una ricetta sbagliata per l'Italia."

La riorganizzazione riguarda le rispettive associazioni di rappresentanza, che ora sono divise per la dimensione degli associati o per la loro forma giuridica (cooperativa o per azioni), o per l'aderenza o meno a Confindustria, ed è partita su input delle organizzazioni della grande distribuzione.

Ancd-Conad si è messa d'accordo con le altre associazioni di categoria, le coop di Ancc-Coop e le catene private di Federdistribuzione, per mettersi insieme sotto il cappello di Adm (Associazione distribuzione moderna) alla cui presidenza è stato nominato Francesco Pugliese di Conad. E ora premono sulle industrie fornitrici, perché chiamino a raccolta le loro associazioni di categoria (dall'alimentare al chimico casa/persona; dalle grandi alle piccole industrie) perché creino tra loro un collegamento che potrebbe far capo ad Ibc (Imprese Beni di Consumo) presieduta da Aldo Sutter, che già aggrega gli oltre 30mila produttori.

"Bastano solo due organismi - aggiunge Bordoni - dove far confluire le relazioni, sviluppare interventi comuni e favorire la messa in campo di analisi e proposte finalizzate al rilancio dei consumi. Riteniamo che ogni forma di tassazione sui consumi sia un disincentivo alla ripresa. Anche gli ultimi dati Istat confermano che la spesa cala da 5 anni." Secondo Bordoni alcune scelte del governo, come gli 80 euro in busta paga, vanno nella direzione giusta, ma non bastano "perché dall'altra parte ci sono inasprimenti fiscali che colpiscono i redditi delle famiglie".

I prodotti di marca, in Italia rappresentano ancora la maggioranza degli acquisti nei supermercati. E i dati di questi giorni evidenziano un calo contenuto (intorno al -1,5% a volume nei primi cinque mesi del 2014), in linea con la più generale contrazione dei consumi.

"Stiamo entrando in un'altra epoca - commenta Bordoni - C'è una fascia di prodotti di necessità che non cresce più e una di prodotti cosiddetti aspirazionali che invece è dinamica. Per collocarsi in questo posizionamento sono fondamentali l'innovazione, il marketing, la ricerca e la comunicazione." Peccato che nei bilanci delle imprese la voce del trade spending (le promozioni) sia arrivata a superare di tre volte gli investimenti pubblicitari mentre fino a pochi anni fa era la pubblicità la voce più importante.

"Per contrastare la riduzione dei margini si devono tagliare i costi, compresi quelli del lavoro - conclude Bordoni - Se invece riusciamo a difendere la creazione di valore, rendiamo più attrattiva l'offerta, più dinamica la domanda e più interessante il Paese per gli investimenti delle imprese nazionali e multinazionali."

Fonte: CORRIERECONOMIA
Data di pubblicazione: