"Antonio Schiavelli (OP Sibarit): "La differenza tra la nostra ricchezza e la nostra poverta' sta in 10-15 centesimi di euro"
"Purtroppo registriamo molte volte dei mark up che non sono giustificati, soprattutto nel contesto della distribuzione nazionale. Gli agricoltori francesi, ad esempio, sono orgogliosi di essere agricoltori perché hanno una legittimazione costante da parte delle pubbliche amministrazioni e delle loro rappresentanze. Piacerebbe anche a noi essere considerati protagonisti dell'economia del Paese, marcatori dell'identità di alcune aree, promotori seri della salvaguardia dell'ambiente, pre-condizione essenziale per produrre."
"Prediligere un prodotto nazionale vuol dire avere meno costi ambientali e di trasporto, valorizzare i territori di appartenenza, spingere nella direzione di una solidarietà tra produttore e consumatore. Un patto di alleanza tra produzione e distribuzione è un patto per l'economia, è un patto di solidarietà fra chi ha interessi comuni e non mirati esclusivamente al semplice budget da raggiungere. Non sempre il minor prezzo è economicamente vantaggioso."
E proseguendo, Schiavelli dichiara: "La differenza tra la nostra ricchezza e la nostra povertà può essere di 10-15 centesimi di euro. Il dato è irrisorio rispetto alla macroeconomia, però quei 10 centesimi in più consentono la creazione di giornate lavorative, investimenti, tenuta del territorio. Noi non chiediamo quindi un sostegno al nostro reddito, chiediamo esclusivamente un supporto affinché venga valorizzato il nostro lavoro. Anche nell'interesse della distribuzione e del Paese nel suo complesso."
"Quando vediamo i dati dell'India che acquista 600.000 ettari di terreno, o la Cina che occupa interi continenti come l'Africa, le nostre aziende di 4 ettari di superficie media – questa è la frutticoltura media italiana – sono destinate a scomparire. D'altra parte, noi abbiamo l'agricoltura più sviluppata del mondo: su un ettaro di terreno italiano si ricavano tre volte le produzioni francesi, inglesi, tedesche, spagnole. Questo vuol dire che, come produttori, il nostro lavoro lo sappiamo fare. Quello che spesso manca è la capacità di raccontare il prodotto, di rappresentarlo e valorizzarlo. Dal punto di vista produttivo, in termini di qualificazione del prodotto, di controllo, di certificazione, di rapporto con il consumatore e anche in termini di qualità intrinseca, il sistema-Paese ha fatto passi avanti straordinari."
"Molto importante per il sud Italia, è l'impatto culturale: è necessario capire che è conveniente stare insieme, che c'è maggiore qualità nel rapporto di solidarietà e che le strutture aziendali che sono prive di questo tipo di rete sono destinate ad essere espulse dal mercato. Il fatto di aver creato cooperative, associazioni di produttori, consorzi - conclude il manager - è senz'altro un fatto positivo, in quanto ha anche limitato la possibilità di interferenze da parte di fenomeni delinquenziali."
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