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Riuscira' l'Italia ad avere una fiera ortofrutticola al passo con i tempi? I pareri degli operatori

E' notizia di ieri (leggi qui) che gli organizzatori della fiera MACFRUT abbiano deciso per un rilancio della storica manifestazione ortofrutticola di Cesena, a partire dal 2015, anno nel quale tuttavia già altre città (Verona e Milano, ma anche Roma aveva avanzato la sua candidatura) starebbero approntando eventi analoghi.

Il rischio che intravediamo per l'Italia, con tutto questo proliferare di nuove proposte dedicate all'ortofrutta, è quello di finire con il non avere più nemmeno un evento degno di questo nome. Abbiamo dunque interpellato sul tema diversi protagonisti di spicco del settore, dal Nord al Sud della Penisola.

Dall'Alto Adige arriva il parere di Fabio Zanesco, Responsabile Commerciale VI.P, l'Associazione delle Cooperative Ortofrutticole della Val Venosta, il quale dichiara a FreshPlaza: "Credo che sia fondamentale avere una fiera italiana dell'ortofrutta, e il modello di Fruit Attraction ci dimostra che in Spagna l'hanno capito, fondendo le diverse anime della produzione in un unico evento, in una Capitale, e sciogliendo le diverse fiere locali, che avevano ormai fatto il proprio tempo."

"E' importante - prosegue Zanesco - che il luogo scelto sia anche attrattivo, indipendentemente da quale sia, e che possa avere una logistica adeguata; tutti abbiamo sempre meno tempo, quindi sia i buyer sia i produttori stessi valutano la propria partecipazione anche in quest'ottica."

"Il lavoro che ha fatto MACFRUT in questi anni è ottimo, ma io resto dell'idea che sia ora di pensare – se vogliamo crescere come settore - ad un evento a Milano o Roma, non a Bolzano, Verona o Cesena."

Alle parole di Zanesco fanno eco quelle di Michael Grasser, direttore marketing VI.P: "Vorrei sottolineare che è positivo ripensare la fiera per il nostro settore. E sono convinto che debba essere una sola! Considero molto positivo lanciare un nuovo modello di fiera e non semplicemente riprendere una cosa esistente e portarla in una città più grande."

Dal Piemonte, Marco Rivoira, executive manager del Gruppo Rivoira di Verzuolo (CN), osserva: "Considerando la forte stagionalità che caratterizza l'ortofrutta, proporrei una collocazione temporale del nuovo MACFRUT a inizio settembre, periodo che potrebbe mediare nel modo migliore le esigenze di mercato dei vari distretti. Prima però di pensare al dove, quando e come, credo sia urgente pensare a cosa debba rappresentare una fiera nazionale dell'ortofrutta. Se al centro vogliamo mettere la filiera e il suo ruolo nazionale e internazionale, forse dovremmo ripartire dall'equo compenso di chi in questa filiera opera. Può avere senso promuovere un settore in perenne 'cura dimagrante', per via della pressione promozionale no-stop? Un settore primario ridotto al lumicino, difficilmente potrà garantire investimenti adeguati in innovazione, tecnologia, sicurezza, cioè in una parola in qualità; allo stesso modo, un mercato impegnato in una guerra tra poveri, difficilmente potrà costituire terreno fertile per il rilancio di una rassegna di impatto internazionale. Fino a quando questi temi saranno ghettizzati in riflessioni interpretate da singole realtà, imprese, associazioni, ogni buon risultato risulterà impossibile."

"Non possiamo infine tralasciare - conclude Rivoira - il confronto con quanto accade altrove e soprattutto con la rassegna di riferimento attuale, cioè Fruit Logistica, che negli anni ha saputo alimentare un modello 'globale', creando quasi un’interfaccia preferenziale con tutto il mondo. La strategia vincente è stata mettere in relazione tutti gli attori della filiera, oltre alla fortunata calendarizzazione a inizio anno. Interessante ed emergente anche la spagnola Fruit Attraction, che ha saputo puntare verso la fiera di mercato, perfettamente in linea con la posizione spagnola di tutto rilievo nel trade ortofrutticolo, e nuovamente azzeccata nella scelta del periodo. In entrambi i casi, poi, abbiamo a che fare con due Capitali europee di grande fascino e altissima performance in termini di servizi e accoglienza. La morale? Le fiere funzionano, oltre che per la scelta di un momento strategico, se si riesce a crearci intorno un business polivalente, non solo italiano, ma Made in Italy."

Dall'Emilia-Romagna, il presidente Fruitimprese nazionale Marco Salvi aggiunge: "Abbiamo già detto in passato che MACFRUT andava ripensata e che procrastinare ci avrebbe fatto solo perdere posizioni. Così è stato, non possiamo negarlo, e l'esempio di Madrid è lampante. Se oggi si riapre il discorso e se ci sono nuovi progetti sul tavolo, noi saremo ben felici di valutarli e anche di dare il nostro contributo come associazione di imprese ortofrutticole. Ci auguriamo solo che non sia troppo tardi."

Sempre dall'Emilia-Romagna interviene sul tema anche Giuseppe Maldini, presidente di Orogel Fresco, commentando: "Le manifestazione fieristiche vanno progettate e realizzate nell'ottica di chi vi partecipa. Le imprese che investono per presenziare ad un evento del genere devono ragionare anche in termini di ritorno, specialmente in tempi difficili come quelli attuali. Che la fiera di Cesena andasse ripensata era cosa che dicevamo da tempo; ora è richiesto un grande lavoro da parte di tutti, nell'interesse generale. Un'ipotesi come quella della manifestazione itinerante è valida, come altrettanto valida ritengo possa essere una cadenza biennale della fiera, invece che annuale."

Dal settore delle tecnologie per l'ortofrutta, Angelo Benedetti, presidente di UNITEC, osserva: "Interpretiamo positivamente il passo che Cesena Fiera si accinge a fare, perché crediamo che la nostra capacità di essere competitivi possa esprimersi anche attraverso eventi fieristici di settore. MACFRUT ha svolto un lavoro egregio in questi anni; oggi la competenza e il bagaglio di esperienza di Cesena Fiera possono trovare un'espressione ancora più efficace, dopo che negli ultimi anni fiere di altri Paesi hanno messo un po' in ombra l'evento cesenate. Una versione itinerante della manifestazione potrebbe dunque valorizzare a pieno le capacità già acquisite, dando loro forma nelle location più opportune. Confido che la spiccata professionalità di Renzo Piraccini, neo vicepresidente di Cesena Fiera, possa contribuire grandemente ad un rilancio. Come operatori della filiera, siamo disponibili a contribuire nello spirito dell'internazionalizzazione dell'evento ortofrutticolo del futuro, pur consapevoli che ognuno dovrà svolgere le mansioni che gli competono."

A sua volta, Rosario Ferrara, direttore APOC Salerno, dichiara dalla Campania: "Siamo del parere che, se l'Italia desidera davvero proporsi con una fiera di rilievo internazionale, debba farlo ragionando nell'interesse di tutti e non solo di alcune lobby particolari. Bene a mio avviso l'idea di una fiera itinerante, purché non dia luogo ad ulteriori complicazioni logistiche per i partecipanti e i visitatori. Il nostro Paese ha un ruolo di tutto rilievo nel business ortofrutticolo; ciò deve riflettersi in una manifestazione che sia all'altezza di quanto vediamo in Germania e in Spagna, le quali, non a caso, hanno dato massima risonanza alle proprie rispettive fiere, collocandole nella Capitale. L'Italia, da parte sua, è ricca di territori e di tipicità, per cui la natura itinerante della manifestazione potrebbe contribuire a porre sotto i riflettori anche la versatilità della nostra offerta ortofrutticola."

Dalla Puglia, il presidente dell'associazione APEO, Giacomo Suglia, osserva: "Bene ripensare alla location della fiera, ma meglio ancora riflettere bene anche sul momento più adeguato dell'anno in cui dovrebbe svolgersi. Un tempo MACFRUT si teneva ad aprile; poi è stata spostata a settembre, secondo me producendo più effetti negativi che altro. A prescindere da questi aspetti, comunque, una grande fiera dell'ortofrutta italiana dovrebbe avere, oltre a quella commerciale, anche una dimensione culturale, in grado ad esempio di avvicinare il mondo della politica a quello delle imprese, di costituire un momento di scambio e di crescita, di coinvolgere anche il consumatore per fargli comprendere meglio il nostro lavoro."

Ultimo ma non meno importante, il parere dell'imprenditore siciliano Sebastiano Cosentino: "Non c'è dubbio che MACFRUT sia ormai un 'marchio' dotato di notevole risonanza. L'unico limite della manifestazione, non per colpa degli organizzatori né della bella città di Cesena, è la logistica dell'evento. Per noi della Sicilia, ad esempio, oggi raggiungere la fiera è diventato assai più arduo, visto che non disponiamo più di un volo diretto a Cesena e dobbiamo fare scalo a Bologna. Serve un'ubicazione geografica più comoda e anche una data nel calendario più ragionata. Ritengo inoltre imprescindibile il requisito di evento attraente per i buyer internazionali come cifra qualificante della fiera del futuro; fatto questo, si è fatto tutto, a prescindere da ogni altro elemento. Perciò, così come sarebbe un errore fare tabula rasa dell'esperienza di Cesena Fiera, credo pure che sia giunta l'ora di mettersi tutti intorno ad un tavolo e fare squadra. Il nostro Paese lo merita."