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Il meglio delle nostre produzioni va all'estero

Il desolante pasto degli Italiani: i risultati di un rapporto Nielsen

Sarà forse perché sono quelli che costano meno o che si trovano più di frequente in promozione; sarà che si conservano a lungo e dunque se ne può fare scorta senza recarsi troppo spesso al supermercato; sarà perché semplificano l'atto di preparare un pasto al minimo gesto indispensabile di aprire una confezione. Certo è che la classifica stilata da Nielsen sui dieci prodotti alimentari più venduti nei supermercati italiani nell'arco degli ultimi 12 mesi, pubblicata qualche giorno fa da "La Repubblica", è quanto di più desolante ci sia mai capitato di vedere.

Come riportato da La Repubblica: "Il prodotto più venduto in assoluto è stato il latte UHT (a lunga conservazione), che da solo ha fatto registrare vendite superiori al mezzo miliardo di euro, con un crescita del 4,5% rispetto all'anno precedente. Negli ultimi anni, il latte a lunga conservazione ha rubato quote di mercato a quello fresco, che si posiziona pur sempre in settima posizione con vendite per 411 milioni di euro (-1,2%)."


Clicca qui per un ingrandimento.

Caffè e biscotti figurano al secondo e al terzo posto di questa classifica, leggendo la quale ci si domanda se gli Italiani acquistino solo generi alimentari da prima colazione... per poi farne il loro unico pasto o riproporlo nella stessa veste anche a pranzo o a cena.

Alimenti del tutto superflui e ben scarsamente nutritivi come la birra (quarto genere più acquistato, con un incremento del +3,9%) o le merendine (seste in classifica, con vendite in crescita dell'1,9%), svettano in posizioni inarrivabili perfino dalla tradizionale pasta, che si colloca soltanto al nono posto, preceduta e seguita da affettati e mozzarella... companatici di un pane che non figura neppure in questa lista.

Se è vero che l'umore influenza la scelta di cosa mangiare (cfr. FreshPlaza del 09/04/2014), allora gli Italiani non sono mai stati tanto depressi.

Colpisce la totale assenza di qualsiasi cibo vegetale (perfino la passata di pomodoro non figura nella top ten!); a dimostrazione che non solo di scarsa capacità economica risentono gli acquisti di ortofrutta, ma anche di una colossale inconsapevolezza circa il rapporto costo/beneficio che l'introduzione di frutta e verdura nella dieta apporterebbe, senza peraltro svuotare le tasche del consumatore. A meno che questa fotografia non ci dica altro; e cioè che per i loro acquisti di ortofrutta gli Italiani si rivolgono altrove che al supermercato.

Nielsen precisa che solo le verdure già lavate, seppure fuori dalla top ten (occupano il dodicesimo posto), riscuotono grande successo al nord e poco o nessuno al sud.

Vino, ortofrutta fresca e pasta sono le star dell'export italiano
Basta invece guardare fuori dei confini nazionali per renderci conto che il meglio del nostro agroalimentare finisce sulle tavole di tutti, fuorché degli Italiani. Sono proprio vino, frutta, verdura e pasta i prodotti made in Italy più richiesti al mondo.

Esportiamo soprattutto vino, per 5,1 miliardi di euro (+8% rispetto al 2012), ma anche ortofrutta fresca (4,5 miliardi, +6%) e pasta, 2,2 miliardi (+4%); all'estero è poi frequente trovare sempre più olio extravergine di oliva italiano (+10%), per un controvalore di 1,3 miliardi di euro.

Insomma, c'è sempre più Italia sulle tavole dei consumatori di ogni parte del mondo: nei paesi della UE, per 22,5 miliardi di euro (+5%); negli Stati Uniti, per 2,9 miliardi (+6%); nei mercati asiatici, per 2,8 miliardi (+8%), e in quelli africani, per 1,1 miliardi (+12%).

Il vero problema è come riportare il nostro cibo migliore nel carrello della spesa degli Italiani.