"La stampa tridimensionale - spiega Gary Shapiro, presidente e Ad dell'associazione americana degli industriali dell'elettronica di consumo (Cea) su repubblica.it - è una tecnologia rivoluzionaria che cambierà inevitabilmente la natura del manifatturiero nel prossimo futuro perché sta diventando sempre più accessibile. Ci sono centinaia di migliaia di modelli già pronti per la stampa e un numero crescente di app e di stampanti a costo sempre più basso per utilizzarli."
Questa tecnologia renderà possibile in futuro creare nuovi sistemi produttivi. La sua applicazione è indirizzata a diversi settori: elettronica, fotovoltaico, illuminazione e alimentazione.
Un esempio di stampante 3D è dato dal macchinario PrintValley (foto sotto in azione), sviluppato dall'azienda olandese TNO. L'azienda riesce ad offrire soluzioni uniche, innovative e sostenibili, grazie alla combinazione di diverse discipline.
La stampa di alimenti è un esempio del lavoro multidisciplinare della TNO, in quanto si combinano conoscenze in ambito di meccatronica (interazione tra meccanica, elettronica e informatica), stampa 3D industriale e alimenti (ingredienti, formulazioni, consistenza e struttura).
La stampa 3D di alimenti offre una serie di possibili benefici:
- la tecnologia può contribuire alla conversione di ingredienti alternativi (quali proteine da alghe, cime di barbabietola o addirittura insetti) in gustosi prodotti, non sono salutari, ma anche eco-compatibili;
- una stampante alimentare apre la strada anche alla personalizzazione degli alimenti, soddisfacendo le necessità e le preferenze di ogni individuo;
- inoltre, si può creare la propria pietanza preferita al momento giusto, trovandola già pronta quando si torna a casa da lavoro, ad esempio;
- infine, la stampa alimentare lascia grande spazio alla creatività. E non solo relativamente alla tridimensionalità, ma anche in ambito di ingredienti, struttura, consistenza e gusto. Questa tecnica permette infatti di sviluppare prodotti innovativi e unici, non riproducibili con altre tecniche.
Una visione troppo fantascientifica, direbbe qualcuno. Eppure quest'idea futuristica potrebbe diventare realtà grazie a un nuovo progetto della Nasa che sta concentrando i suoi studi sulla realizzazione di un "sintetizzatore di cibo universale", simile al replicatore di cibi di Star Trek. Secondo quanto riportato da tempi.it, la divisione Studio System & Materials Research Corporation dell'agenzia spaziale americana ha lavorato a un progetto da 125.000 dollari per sviluppare una sorta di stampante 3D per cibi. Il capo di questa divisione ritiene addirittura che un giorno l'invenzione risolverà il problema della fame nel mondo, anche perché la macchina produce cubetti di alimenti perfettamente bilanciati dal punto di vista delle proteine, dei grassi e dei carboidrati.
Recentemente è stata lanciata anche Foodini (foto a lato): una vera e propria stampante 3D per alimenti, in grado di riprodurre qualsiasi cosa: dalle barrette di cioccolato personalizzate, alla pasta o addirittura ai ravioli. Come riporta tech.fanpage.it, il tutto sarà possibile grazie ad alcune capsule di ricarica, contenenti gli ingredienti freschi, e ad un'interfaccia user-friendly tramite la quale si potranno selezionare una quantità enorme di alimenti.
Lynette Kucsma, il cofondatore (ex PR manager per Microsoft) ha affermato che il target del prodotto è diretto alle case famiglia o ai grandi ristoranti, ma non ha nascosto il suo interesse anche per le famiglie che, con questo dispositivo, potrebbero ad esempio realizzare del cibo con la forma di un personaggio dei cartoni animati, in modo da spingere i figli a mangiare con più piacere.
In Italia, Barilla è pronta a sfornare penne e maccheroni da una stampante 3D, ma i manager aziendali non vogliono lasciare nulla al caso, come si legge su food24.ilsole24ore.com: i prototipi sono allo studio della TNO. Attualmente la partnership tra le due aziende è ancora in fase "preliminare".
L'azienda di Parma conferma il progetto ma non si sbilancia sui tempi. Da TNO filtra che sarebbero in corso di definizione alcuni passaggi decisivi, come la velocità di stampa (pare che oggi sia già dieci volte più veloce di quando è iniziata la sperimentazione due anni fa).
Quanto agli utilizzi, si pensa di installare le stampanti nella Grande distribuzione organizzata-GDO così come nei ristoranti, in particolare all'estero, iniziando magari dal monomarca di New York. Il cliente avrebbe la quantità di pasta che gli serve, nel formato desiderato.
Il prezzo di una stampante 3D per food varia dai 2.500 ai 5.000 dollari (da 1.810 a 3.625 euro). Non è possibile acquistarle nei negozi di elettrodomestici, ma si possono trovare alle fiere digitali o di elettronica, oppure online. Vengono impostate grazie a un software che si basa su diversi linguaggi di programmazione e ogni cartuccia da ricarica contiene un ingrediente.