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I riflessi della crisi ucraino-russa sul mercato delle mele: l'analisi degli operatori italiani

In merito alle preoccupazioni recentemente espresse circa un possibile flusso di mele polacche verso i mercati occidentali come conseguenza della crisi UE-Russia (vedi notizia di ieri 18 marzo 2014), FreshPlaza ha raccolto il parere di alcuni tra i principali operatori del settore italiano delle mele.

Dal Consorzio altoatesino VI.P-Val Venosta osservano: "Non siamo preoccupati. La stagione della mela Gala volge praticamente al suo termine, mentre per le altre varietà della nostra gamma la concorrenza polacca è limitata, sia sotto il profilo delle varietà stesse che per il tipo di servizio e qualità che i nostri clienti richiedono."

"Ovviamente, una chiusura del mercato russo non farebbe bene a nessuno e metterebbe sotto pressione i prezzi in Europa Orientale, ma per quanto riguarda le altre aree di vendita non riteniamo ipotizzabile un effetto immediato tipo 'vasi comunicanti'. Alcune referenze e/o zone limitate potrebbero risentire di una maggiore pressione, come sempre accade quando viene a mancare una destinazione commerciale, ma riteniamo che, nel nostro caso, il fenomeno sarebbe molto limitato."

A sua volta, il Consorzio "la Trentina" sottolinea: "Riteniamo che un eventuale blocco delle frontiere non potrebbe essere mantenuto a lungo senza conseguenze per la Russia stessa. E' certo che quanto sta avvenendo abbia riflessi su uno scacchiere ben più vasto rispetto a quello dell'Ucraina o della Crimea; in più, quando una merce non trova il proprio sbocco naturale, è inevitabile si rivolga altrove."

"Tuttavia non vediamo la Polonia come un nostro diretto competitor nel mercato italiano; del resto, nemmeno l'anno scorso, quando la situazione era connotata da una notevole scarsità di prodotto, le mele polacche hanno trovato sbocchi commerciali in Italia. La competizione da parte della Polonia si sente semmai sui mercati del Nord Africa; l'Egitto ad esempio ha acquistato massicciamente mele polacche, ma anche mele turche o siriane. Ritengo che chi oggi in Italia stia importando mele polacche lo faccia allo scopo di re-esportarle altrove."

"Qui in Italia, il consumatore (e il retailer) è abituato al nostro prodotto e al nostro contenuto di servizio. Pertanto dobbiamo continuare a focalizzarci sui nostri elementi di forza e di distintività; non dimentichiamo che la melicoltura italiana ha caratteristiche avanzate e di eccellenza, difficilmente replicabili."



In quanto al livello di prezzo molto basso al quale le mele polacche vengono offerte, i responsabili de la Trentina osservano: "L'anno scorso la Polonia ha utilizzato i fondi europei per migliorare le proprie infrastrutture, soprattutto nella frigoconservazione dei frutti; investimenti che, benché sorretti dalla Politica agricola comunitaria, devono produrre adeguato reddito nel medio-lungo periodo. Se dunque è vero che oggi la Polonia propone sul mercato del fresco prezzi addirittura inferiori a quelli del nostro prodotto destinato all'industria, anche loro prima o poi dovranno venire al nodo dei costi e della redditività d'impresa."