Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber

Impronta idrica e comparto ortofrutticolo: una filiera piu' sostenibile passa attraverso la scelta dell'imballaggio giusto

"Water Footprint", ovvero impronta idrica. E' una delle variabili che definiscono l'LCA-Life Cycle Assessment dei beni che consumiamo e produciamo, cioè il modo in cui essi interagiscono con l'ambiente circostante lasciando appunto una traccia.

Normalmente si è abituati a parlare di sostenibilità ambientale in termine di emissioni di CO2: se da un lato cresce l'allarme sul futuro del pianeta per effetto del riscaldamento globale e dell'inquinamento, dall'altro, oggi, l'utilizzo sempre più intensivo di acqua nei processi produttivi sta diventando la nuova emergenza. La filiera agroalimentare, in particolare, è quella che risulta pesare di più sull'equilibrio del pianeta, in quanto questo settore - soprattutto per quanto riguarda la produzione di carne e derivati – comporta un ingente consumo di acqua dolce.

Le scelte alimentari sono quindi un fattore decisivo nella definizione della Water Footprint: l'impronta idrica di un vegetariano corrisponde a 1.500/2.600 litri di acqua al giorno, contro i 3.000/5.000 litri di una persona con un'alimentazione a base di carne (fonte: studio Barilla Center for Food & Nutrition). Il motivo di questa disparità è che la filiera della carne e dei derivati richiede una quantità maggiore di acqua, soprattutto per produrre foraggio. E' quindi molto più vantaggioso, dal punto di vista delle risorse idriche, mangiare frutta e verdura.

Se poi l'imballaggio che le conserva è in cartone ondulato - materiale naturale al 100%, rinnovabile e riciclabile - ecco allora che il vantaggio in termini di sostenibilità ambientale è doppio: si consuma un alimento a minore impatto idrico rispetto ai cibi di origine animale, e allo stesso tempo si riducono gli sprechi - altra misura che le organizzazioni internazionali indicano come fondamentale nella minimizzazione della Water Footprint - perché il cartone ondulato per sua stessa natura favorisce la shelf life dei prodotti ortofrutticoli.

A darne evidenza è il Consorzio Bestack, che di recente ha promosso un nuovo studio universitario che ha misurato l'impronta idrica del comparto italiano del cartone ondulato per ortofrutta.



Lo studio, condotto dal Politecnico di Milano, ha rilevato che per produrre un imballaggio si consumano 8 litri di acqua. Un dato marginale, se si considera quanto pesa l'impronta idrica che ogni individuo ha quotidianamente sul pianeta solo mangiando, vestendosi e lavandosi: basti pensare che solo facendo una doccia di 5 minuti si sono già consumati dai 75 ai 90 litri di acqua.

In generale quella del cartone ondulato è una filiera verde: secondo uno studio di Assocarta l'impronta idrica delle aziende italiane che producono questo materiale dagli anni Settanta ad oggi si è ridotta dei tre quarti.

Scegliere prodotti che hanno un impatto ambientale in generale, e idrico in particolare, più contenuto è il primo atteggiamento virtuoso da adottare per andare verso consumi alimentari più consapevoli e sostenibili. Una filiera ortofrutticola più sostenibile è quella dove innanzitutto ci sono meno sprechi alimentari: in questo il ruolo dell'imballaggio è fondamentale. Le cassette in cartone ondulato certificate Bestack sono confezioni naturali e riciclabili al 100%, che preservano frutta e verdura dai danneggiamenti che possono subire i prodotti sfusi e che garantiscono una shelf life maggiore rispetto ad esempio alle cassette in plastica a sponde abbattibili.

E soprattutto sono imballaggi rinnovabili: un concetto, quello della rinnovabilità, che quando si parla di sostenibilità ambientale solitamente viene associato all'energia, ma che ha un peso fondamentale anche in relazione alla materia: per produrre la fibra vergine da cui nascono gli imballaggi, infatti, il comparto italiano del cartone ondulato fa ricorso a foreste gestite in modo sostenibile, con piani di reimpianto superiori a quelli di taglio (per ogni albero tagliato ne vengono piantati 3). Grazie al cartone ondulato, quindi, crescono le foreste.

"Oggi la crisi idrica non è più solo un'emergenza limitata alle regioni più povere del Pianeta, ma è un problema globale che coinvolge sempre più aree del mondo - dichiara il direttore di Bestack, Claudio Dall'Agata (nella foto a fianco) - Per ridurre il più possibile l'impronta idrica del comparto ortofrutticolo è necessario innanzi tutto avere una confezione che consenta di mantenere frutta e verdura nelle condizioni ottimali, al fine di evitare che esse diventino spazzatura. Una cassetta di cartone ondulato in più costa solo 8 litri di acqua. Una mela buttata perché ammaccata 125 litri, una pesca ammuffita 140 litri. La minimizzazione dell'impronta idrica, lo dicono anche le organizzazioni e gli enti internazionali, passa attraverso la riduzione degli sprechi alimentari. La sostenibilità passa attraverso la migliore conservazione dei cibi".

----
Bestack è il Consorzio Nazionale promosso all'interno di GIFCO – Gruppo Italiani Fabbricanti Cartone Ondulato - e fondato dalle principali aziende specializzate nella produzione di imballaggi in cartone ondulato per ortofrutta.

Nasce con l'obiettivo di promuovere l'impiego degli imballaggi in cartone ondulato al servizio dell'intera filiera interpretando le esigenze degli utilizzatori e orientando il settore verso l'innovazione.

Per questo nel corso della propria attività ha sviluppato un standard logistico per i formati di imballaggio in cartone ondulato maggiormente utilizzati nella commercializzazione di ortofrutta, ha promosso la certificazione volontaria di prodotto Bestack Quality Approved per garantire dimensione e prestazione degli imballaggi e ha realizzato diverse ricerche in collaborazione con le principali università italiane in ambito igienico-sanitario, economico ed ambientale.

Raggruppa 9 soci e rappresenta oltre il 95% della produzione italiana di imballaggi in cartone ondulato per ortofrutta.


Contatti:
Consorzio Bestack
Via Miller, 32
47121 Forlì (FC)
Tel.: (+39) 0543 32441
Email: info@bestack.com
Web: www.bestack.com
Data di pubblicazione: