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Quasi un terzo dell'ortofrutta transita dai Mercati, ma serve un rilancio

Fedagromercati e Italmercati insieme per il rilancio delle strutture mercatali italiane. E i numeri ci sono tutti, considerato che le ultime cifre parlano di un 39% di ortofrutta movimentato tramite i canali tradizionali, di cui il 27% nei Mercati. Se ne è parlato giovedì 6 settembre 2018 durante un convegno dal titolo "Prospettive per i mercati all'ingrosso e i centri agroalimentari" svoltosi a Fico (Eataly World), a Bologna, con la collaborazione del Caab.



L'export del comparto, che ha toccato quota 5,1 miliardi euro (dati 2018 su export 2017), pone l'Italia al 7° posto con forte presenza in Europa e nuovi accordi per raggiungere i mercati in ascesa di Usa, Cina, Canada e India. Ma il periodo è decisamente favorevole anche per il mercato interno, che è ulteriormente cresciuto confermando il trend positivo degli ultimi anni, trainato soprattutto da verdure e ortaggi (+3,2% a volume sul 2016), alla luce della ricerca illustrata per Cerved da Maria Maltese.

Valentino Di Pisa e Massimo Pallottini

Di certo, in Italia vi sono troppe strutture mercatali: sono 142, molte delle quali piccolissime, nei quali si concentrano circa 5.000 imprese grossiste che trattano per il 95% prodotti ortofrutticoli. I valori di sintesi arrivano dallo studio SG Marketing Agroalimentare, illustrato da Claudio Scalise: se Il fresco incide per il 56% nel fatturato alimentare dei punti vendita, il mercato dell'ortofrutta in Italia vale complessivamente 8,5 miliardi di euro per una movimentazione di 14,2 milioni di tonnellate. E il 39% della distribuzione ortofrutta arriva dal commercio tradizionale (extra GD).



Di prospettive e futuro hanno conversato il presidente di Fedagromercati Nazionale, Valentino Di Pisa, il presidente di Fondazione FICO e CAAB, Centro Agroalimentare Bologna Andrea Segrè con il direttore CAAB Alessandro Bonfiglioli e il presidente di Italmercati, Fabio Massimo Pallottini, coordinati dal direttore marketing CAAB Duccio Caccioni. La sfida è senz'altro quella di progettare nel segno della qualità il riposizionamento a medio–lungo termine dei mercati ortofrutticoli (oltre 140 realtà nazionali in cui circola il 60% della produzione ortofrutticola italiana) per valorizzare il ruolo svolto da queste strutture e dagli imprenditori all'interno del sistema agroalimentare, in un approccio aggregativo che permetta di potenziare le proposte di settore.

Prima da destra Maria Maltese di Cerved

"Aprire a nuovi prodotti, seguire le tendenze emergenti dei consumatori e cogliere le nuove opportunità di sviluppo per ridare valore ai Mercati: sono queste – ha spiegato Di Pisa - le direzioni che il nostro comparto deve intraprendere per ridare slancio ai Centri Agroalimentari. Gli studi presentati ci permettono di individuare i principali canali di crescita per queste strutture e per le aziende, e cioè la GDO, il dettaglio e l'ambulantato, l'Horeca e l'e-commerce".

Claudio Scalise

"A nome di Fedagromercati - ha aggiunto Di Pisa - che rappresenta 23 dei Mercati all'ingrosso più importanti e circa 500 aziende con 4500 operatori, ritengo fondamentale che questi player diventino interlocutori diretti e consolidati, con il commercio online come una dimensione su cui puntare. Altri aspetti importanti su cui investire: la logistica dell'ultimo miglio, grazie alla vicinanza dei Mercati alle città e ai servizi logistici offerti, caratteristici di un vero e proprio hub; il miglioramento dei rapporti con la produzione, per creare un'ottica di sistema che unisca tutte le fasi del settore; ripensare il rapporto con le istituzioni per avere una maggiore attenzione da parte della politica".



"I dati ci dicono che la movimentazione complessiva nei mercati è in diminuzione ma abbiamo una rete su tutto il territorio nazionale capace di reagire – ha sottolineato Pallottini - Tre le direttrici sulle quali possiamo puntare per un rilancio: meno mercati ma più grandi che investano ulteriormente sull'innovazione; un accordo di collaborazione forte con il mondo dell'agricoltura capace di valorizzare i territori, un rapporto diverso con le istituzioni mettendo sul tavolo il ruolo economico fondamentale che le nostre strutture hanno sull'economia. Il 6 novembre andremo a Bruxelles alla Commissione Europea a spiegare tutto questo. Il rilancio parte anche da un rapporto diverso con l'Europa".