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Una casa sementiera sottolinea che alcuni agricoltori aggirano le royalties

Moltiplicazione sleale del pomodoro: un vivaista dice basta

Pomodoro propagato illegalmente, la situazione è preoccupante. Questo almeno è quanto sostiene un vivaista, che preferisce rimanere anonimo, e che è stanco di subire la concorrenza sleale di certi suoi colleghi i quali, per evitare l'acquisto del seme dalle case produttrici, riproducono le piante per talea.



"Volevo denunciare la pratica illegale di propagazione per taleaggio del pomodoro - scrive a FreshPlaza il vivaista - Tale pratica genera introiti notevolissimi per i vivai che, piuttosto di comprare il seme, utilizzano appunto il taleggio. Ciò permette loro ingenti risparmi sui costi, dato che propagano in casa mediante questa tecnica. Non è la notizia data da un mitomane, ma da un produttore stanco di subire la concorrenza sleale dei propri colleghi".



Va detto che la pratica di aggirare le royalties è vecchia quanto i brevetti, e interessa in maniera trasversale tutte le specie, anche frutticole. E' tutt'altro che raro, ad esempio, che nottetempo vivaisti o produttori disonesti (e in vena di illecito risparmio) vadano a rubare le gemme delle piante frutticole protette da brevetto per poi innestarle sui propri portinnesti.

"Non conosco i numeri degli altri settori, ma nel mio stanno raggiungendo dimensioni preoccupanti in termini di volumi assoluti e valore del danno. Le case sementiere, dal loro punto di vista, si difendono aumentando il prezzo del seme che ha raggiunto prezzi al limite della sostenibilità. A subirne le conseguenze siamo noi produttori onesti".

Secondo un responsabile di un'azienda sementiera che abbiamo interpellato, il problema nel pomodoro è sul fronte agricoltori, che non vivaisti. "Sì, può essere che ci sia qualche vivaio che moltiplica illegalmente in questo modo, ma di certo sono casi rari. Questo perché tutto il procedimento per effettuare le talee è lungo e rischia di costare più che non l'acquisto del seme. Inoltre, dal taleaggio si riproducono piante non uniformi e difficili da vendere. Discorso diverso nel caso degli agricoltori. Sappiamo che alcuni acquistano un migliaio di piante e poi, durante la scacchiatura, tengono gli "occhi" che poi trapiantano con un radicante. Si risparmiano il costo delle piante, ma ottengono una qualità inferiore e il concreto rischio di malattie".

Se il vivaio è in pratica il primo anello della filiera, pare che anche certe catene della Gdo abbiano responsabilità, a causa di pratiche poco corrette. La Cia di Ferrara denuncia la pratica sleale della doppia asta. "Ecco come funziona - scrive la Cia - La distribuzione ha bisogno di una certa quantità di passata e chiede alle aziende fornitrici di presentare un'offerta di vendita. Poi raccoglie tutte le offerte e indice una seconda asta, partendo da quella più bassa. Finisce che, per vincere la commessa, le aziende di trasformazione sono costrette a vendere a prezzo di costo o, peggio, sottocosto".



"Poi, per rifarsi, tagliano sulla materia prima e a rimetterci sono i produttori e i lavoratori stagionali. E pensare che in un distretto produttivo come quello ferrarese cerchiamo di lavorare bene e abbiamo raggiunto un certo equilibrio, nonostante le difficoltà del comparto e i problemi dovuti all'assenza di Ferrara Food nel 2017".