Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber

Tartufi anche in Sicilia: un modo per diversificare il reddito

"La tartuficoltura si è sviluppata principalmente in Italia e in Francia, ma è anche diffusa in molti paesi dell'est come Polonia, Ungheria, Serbia e Romania. Per creare un suolo adatto alla produzione intensiva del tartufo, o tartufaia coltivata, occorre scegliere un terreno in funzione alla varietà di tartufo, impiantando essenze arboree ed arbustive tartufigene (quercia, nocciolo, salice, leccio - ndr)". Così spiega a FreshPlaza Carmelo Gianchino, specializzato nel settore della coltivazione dei funghi.

"Le pianticelle - aggiunge - sono preventivamente micorrizate: ossia le radici devono già essere in simbiosi con le ife fungine prescelte. Risultati ottimi si sono avuti con l'impianto di ulteriori piantine micorrizate in aree boschive dove il tartufo cresce naturalmente. Inoltre, per tartufaia controllata si intende una tartufaia naturale migliorata con opportune pratiche colturali e incrementata con la messa a dimora di idonee piante arboree e arbustive tartufigene, preventivamente micorrizate".

Per capire meglio di cosa parliamo, abbiamo contattato anche l'esperto micologo Giovanni Amato.

Cos'è un tartufo?
"Il tartufo - spiega Amato (nella foto a lato) - è un fungo Ascomicete ipogeo appartenente al genere Tuber. Il fungo stabilisce un rapporto simbiotico, di tipo ectomicorrizico, con radici di alberi, arbusti e, in rarissimi casi, con piante erbacee. Comunemente per tartufo si intende il solo corpo fruttifero ipogeo che viene individuato con l'aiuto di cani e raccolto a mano. Il tipico profumo penetrante e persistente si sviluppa solo a maturazione avvenuta e ha lo scopo di attirare gli animali selvatici (maiale, cinghiale, tasso, ghiro, volpe - ndr), nonostante la copertura di terra, per spargere le spore contenute e perpetuare la specie".

Come procedere per una coltivazione cominciando da zero
"Ad oggi sono presenti strutture dedicate che curano la realizzazione di impianti tartufigeni - risponde Gianchino - In linea generale, bisogna effettuare le verifiche di qualità del suolo, per identificarne i rapporti di C/N (carbonio-azoto), pH e, possibilmente, del microbioma presente nel suolo. Poi si deve valutare la corretta specie di tartufo da coltivare in funzione alla tipologia di terreno disponibile (pH e tessitura) e alla possibile specie vegetale da correlare, che sia già preesistente o vocata alle zona d'impianto. Infine, bisogna cercare di adottare specie tartufigene e vegetali di origine siciliana, per aumentare la percentuale di micorrizazione e mantenere la tartufaia stabile nel tempo, avendo la certezza di impiegare tartufi perfettamente corrispondenti alle condizioni pedoclimatiche del territorio siciliano".

I costi sono legati a parametri quali l'estensione del terreno da destinare a tartuficoltura e, soprattutto, alla qualità del materiale che viene impiantato. Sarebbe necessario rivolgersi esclusivamente ad aziende aventi sede in Italia, visto che nel volgere degli ultimi anni alcune aziende hanno dimostrato di aver raggiunto notevoli competenze sia nella produzione di piante micorrizate di eccellente qualità, che nella consulenza da fornire a chi decidesse di investire nel settore della tartuficoltura.

"Con condizioni climatiche e sanitarie ottimali - aggiunge l'agronomo siciliano - si ottengono i primi tartufi anche dopo 5 anni, ma considerando le specie vegetali da mettere in dimora nei terreni siciliani, le tempistiche di crescita aumentano leggermente, spostando le prime raccolte ottimali a 6/7 dalla messa a dimora e - nei casi registrati più di frequente - dopo 10 anni. Alcuni impianti di coltivazione intensiva francesi sono riusciti a ottenere anche in soli 4 anni i primi corpi fruttiferi, ma con una tecnologia sotto brevetto".

Il prezzo del tartufo e il suo mercato nel mondo
"Tra le specie coltivate - dice ancora Gianchino - si annoverano il tartufo bianco (Tuber magnatum), il tartufo nero pregiato (Tuber melanosporum), il Tartufo nero estivo (Tuber estivum) e il Bianchetto (Tuber borchii). Il tartufo bianco viene raccolto solitamente nel periodo autunnale e si aggira sui 4000 euro/kg per tartufi di media dimensione (15-50 gr); le più importanti zone di produzione di tartufo bianco, per via della loro conformazione geografica, sono nel nord e centro Italia. Il tartufo nero pregiato viene raccolto nel periodo invernale fino agli inizi della primavera, con prezzi sui 1300 euro/kg per corpi fruttiferi di dimensione media (15-50 gr). Il tartufo nero estivo è una specie largamente diffusa e commercializzata, infatti il suo prezzo si aggira sui 170/200 euro/Kg. Infine, il bianchetto, tartufo molto vocato per la nostra zona, viene normalmente venduto a 400 euro/kg per tartufi di medie dimensioni e raccolto nel tardo inverno, fino a metà primavera".


Tartufo nero di Sicilia

Il tartufo, in quanto bene di lusso, non ha una domanda classica in quanto la quota della spesa per questi beni aumenta in funzione al reddito del consumatore, quindi si ha una domanda eterogenea e diffusa nel mondo. Ma vi sono paesi quali Francia e Italia in cui il tartufo rappresenta un alimento tradizionale e quindi più ricercato.

Tartufo di Sicilia
"La Sicilia, a discapito di quanto si possa pensare - conclude Gianchino - ha tutte le carte per la coltivazione del tartufo in quanto la matrice delle nostre rocce madri dà origine a terreni calcarei che sono ideali per la produzione del tartufo. E nel Ragusano, ma non solo, vengono già raccolti dei tartufi".

La tartuficoltura, a quanto pare, può verosimilmente rappresentare una significativa voce di interesse produttivo per una molteplicità di ragioni. Uno dei vantaggi è quello di poter utilizzare dei terreni marginali, non di rado inutilizzabili per altre produzioni agrarie. A questo c'è da aggiungere la possibilità di realizzare impianti poco esigenti per quanto concerne le cure agronomiche. Il risultato non è difficile da raggiungere "se si ha cura di impiantare specie ottenute da germoplasma siciliano e micorrizate con micelio proveniente da tartufi anch'essi isolani, entrambi perfettamente adattati alle condizioni climatiche e ambientali dell'isola".

Contatti:
Dr. Carmelo Gianchino

Tel.: +39 3381656232
Email: carmelo.gianchino.agr@gmail.com
Dr. Giovanni Amato
Tel.: +39 3397743658