Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
Spagna in crescita

Drastica riduzione per il raccolto stagionale di albicocche in Italia: tutte le previsioni per il 2018

La coltivazione dell'albicocco in Italia prosegue con tendenza all'incremento del potenziale produttivo, aumento in atto da alcuni anni nel nostro Paese. L'espansione è stata frutto di diversi fattori, che insieme, hanno reso buone prospettive alla coltivazione fra cui: l'evoluzione delle tecniche colturali, il rinnovamento varietale e l'ampliamento del calendario di raccolta. Si tenga anche presente che negli ultimi anni altri prodotti, come ad esempio pesche e nettarine, sono stati soggetti a crisi di mercato ed in questo contesto l'albicocco ha rappresentato una valida alternativa.

Positivo l'andamento di mercato, che ha garantito buone remunerazioni per questo frutto apprezzato e ricercato dal consumatore.

Questo almeno fino al 2017, quando ci si è confrontati con quello che - in termini di offerta - si è configurato come quanto di più simile al potenziale produttivo massimo, sia in Italia che nel resto dell'Europa.



Le superfici coltivate in Italia in un decennio sono passate da circa 17.000 ettari in piena produzione ai 20.800 ettari stimati per il 2018. Più altalenante, rispetto alle superfici, l'evoluzione dell'offerta a causa degli andamenti climatici che spesso incidono sensibilmente sulla produttività della coltivazione.

A livello nazionale, negli anni recenti l'offerta più elevata si era registrata nel 2012, con poco oltre le 250.000 tonnellate a cui sono seguite annate deficitarie con quantitativi mediamente attorno alle 200.000 tonnellate, e solo lo scorso anno il totale è salito sopra le 300.000 tonnellate.

Per il 2018 i quantitativi attesi dovrebbero scendere a 190.000 tonnellate a causa dell'impatto del gelo ed altri problemi climatici (piogge ed umidità elevata ed in ultimo diverse grandinate in molte regioni).

Il rinnovo varietale in atto Italia e anche negli altri paesi europei sta recentemente aumentando il potenziale produttivo destinato al mercato del fresco.

I quantitativi previsti per il 2018 vedono infatti un'offerta a livello europeo di circa 547.000 tonnellate, in flessione del 20% rispetto all'abbondante 2017, ma con volumi che rimangono superiori alla media 2012-2016 di circa il 6%.

In diminuzione - rispetto alle elevate quantità raggiunte lo scorso anno - figurano, oltre all'Italia (valutata in forte calo di quasi 40 punti percentuali), anche le produzioni della Grecia (-12%) e della Francia (-14%) sul 2017.

In controtendenza e dunque ancora in crescita (+9% sul 2017), i volumi della Spagna grazie alla crescente produttività degli impianti della zona precoce di Murcia.




Clicca qui per un ingrandimento.

Gran parte dell'offerta italiana di albicocche viene destinata al mercato interno. Il trend nazionale degli acquisti evidenzia un andamento in crescita, con una variazione nell'ultimo quinquennio del +13% nelle quantità, passate da 75.000 a 85.000 tonnellate.

Le albicocche sono una delle specie estive che sta riscuotendo maggiore interesse nella proposta frutticola: lo dimostra il costante aumento dell'indice di penetrazione, ossia la percentuale di famiglie che almeno una volta nell'arco dell'anno hanno acquistato questo frutto, che è passata dal 64% al 70% in dieci anni. Aumentano dunque le famiglie che acquistano albicocche, ma unitariamente lo fanno con quantità leggermente inferiori rispetto al passato, nel 2017 ciascuna famiglia acquirente di albicocche lo ha fatto mediamente per 4,74 kg con una spesa annua di 10,80 euro.


Clicca qui per un ingrandimento.

Consultando i dati Eurostat è invece possibile valutare l'evoluzione del commercio estero, sia per le albicocche italiane che dei principali Paesi competitori europei. Il volume di prodotto esportato è quasi costantemente aumentato nell'ultimo decennio. La sommatoria di Italia, Spagna, Grecia e Francia, nel periodo considerato, è passata da poco meno di 100.000 tonnellate annue a 163.500 tonnellate nel triennio 2014-2016 (+70%). Il dato 2017 vede una movimentazione ancor più elevata, pari a 213.000 tonnellate (+32% rispetto all'anno precedente), in virtù dell'aumento segnato da tutti i Paesi.

A dettare l'incremento è la Spagna che ha recentemente triplicato il volume, e secondariamente l'Italia in grado di arrivare alle 45.000 tonnellate lo scorso anno. Più costante appare la movimentazione francese, pur mantenendo il secondo posto, con oltre 50.000 tonnellate mentre la Grecia oscilla attorno alle 20.000 tonnellate annuali.


Clicca qui per un ingrandimento.

A maggio, nel triennio 2014-2016, l'export complessivo dei quattro Paesi si è portato sulle 33.000 tonnellate, al di sopra degli anni precedenti che vedevano valori attorno alle 17.000 tonnellate. Ancor più elevato il 2017 con oltre 48.000 tonnellate (+51% rispetto al 2016). Negli anni è salita notevolmente la movimentazione di prodotto precoce della Spagna, a rafforzamento della posizione da leadership.

Il mese di giugno
è tradizionalmente il periodo in cui la movimentazione di albicocche appare più elevata. Anche in questo caso il volume evidenzia una forte e progressiva crescita: da circa 40.000 tonnellate di 10 anni fa si è arrivati a 62.300 tonnellate nel periodo 2014-2016 per poi salire oltre le 85.000 tonnellate nel 2017 (+38% sul 2016). Tutti i Paesi hanno evidenziato volumi record di export lo scorso anno. L'incremento dei volumi osservato in 10 anni è risultato così elevato che, il dato di giugno 2017 preso singolarmente, è molto vicino al totale movimentato nel corso di tutta la stagione del 2007.

Crescono anche le spedizioni a luglio ma, in virtù di una contenuta "influenza spagnola", si delinea un tasso di espansione più moderato rispetto al bimestre precedente. Nel giro di 10 anni il quantitativo sale da circa 32.500 tonnellate a 45.000 tonnellate; il 2017 sfiora le 50.000 tonnellate segnando +19% sul 2016. Questo è il mese in cui domina l'export francese con mediamente 23.000 tonnellate, un quantitativo sostanzialmente stabile, pur con alcune oscillazioni.

In agosto l'export è raddoppiato di volume a livello complessivo, da circa 10.000 tonnellate del 2007-2009 alle più recenti 20.000 tonnellate. Concorrono all'incremento tutti i Paesi eccetto la Grecia. La Francia rimane il Paese che raggiunge le maggiori movimentazioni ma sale più velocemente la coppia composta da Spagna ed Italia. Nell'agosto 2017 i volumi esportati nel complesso sono saliti del +17% rispetto al 2016.

In conclusione, l'espansione delle esportazioni ha evidenziato un ritmo di crescita maggiore rispetto all'aumento delle produzioni, le 100.000 tonnellate in più prodotte nel giro di 10 anni sembrano aver trovato collocazione sull'estero.

La commercializzazione può da un lato giovarsi recentemente di un allargamento del calendario delle spedizioni da maggio a agosto, ma permane la criticità relativa alla forte concentrazione dell'offerta in particolare nel mese di giugno, dove sono presenti tutti i fornitori con elevati volumi da smaltire.

Il dato produttivo 2017 però ci deve far riflettere sull'espansione dell'offerta che, in determinate stagioni non può essere efficacemente collocata, pur in presenza di una vivace domanda del mercato, come testimoniato dall'evoluzione positiva del commercio estero e dal mercato interno.

Fonte: CSO per FreshPlaza.IT
Data di pubblicazione: