Asparagi: innovazione e controllo dei costi per essere competitivi. E serve aumentare i consumi
"In Europa, però, Paesi Bassi e Germania incrementano gli investimenti - continua Trentini - Quest'ultima, con più di 20.000 ettari, è il primo paese produttore dell'UE. Spagna e Francia, che vantavano una grande tradizione, tendono invece a ridurre progressivamente le loro superfici coltivate".
(Foto di archivio).
"In Italia si coltivano circa 6.000 ettari di asparagi, perlopiù verdi. Ad eccezione del Veneto che produce in quantità rilevanti anche gli asparagi bianchi. Altre regioni importanti sono la Puglia, la Campania, l'Emilia-Romagna e il Lazio".
"L'asparago - aggiunge Trentini - ha ancora importanti potenzialità di sviluppo, soprattutto se si pensa al basso indice di penetrazione nelle famiglie italiane. Un limite all'incremento del suo consumo è dato dalla limitata disponibilità di prodotto che, a livello nazionale, si concentra in soli quattro mesi. Ma considerando anche le produzioni ottenute in serra".
(Foto di archivio).
La ricetta è (quasi) sempre la stessa in questi casi: dare spazio all'innovazione varietale per allungare il ciclo produttivo e ridurre i costi di produzione per essere competitivi. Con un occhio di riguardo alle pratiche rispettose dell'ambiente.
"Con questi obiettivi - conclude Trentini - per valutare le possibilità di sviluppo di questa specie e far conoscere ai consumatori il vantaggio di scegliere asparagi di qualità certificata, il 15 maggio a Malalbergo, in provincia di Bologna, si terrà un convegno internazionale al quale sono invitati le istituzioni, i produttori di asparagi e quanti interessati".