Contratto pomodoro da industria: le critiche di Cia e Coldiretti Emilia-Romagna
"Il nostro disappunto per un risultato che –aggiunge Antonio Dosi, presidente della Cia Emilia-Romagna - ha determinato quotazioni al di sotto dei costi di produzione del pomodoro riproponendo, peggiorandola, una situazione già denunciata lo scorso anno. Anche quest’anno i ritardi di efficienza di una parte dell’industria di trasformazione del pomodoro hanno condizionato la trattativa, ma non possono continuare a gravare sui bilanci dei produttori."
La Cia rivela inoltre sempre più evidente l’errore strutturale di considerare la questione pomodoro una vicenda da trattare per territori o distretti (nord Italia e sud Italia) non coordinati e coesi nella definizione di regole ed obiettivi produttivi comuni, vincolanti e verificabili. La frammentazione del settore, senza un inquadramento interprofessionale nazionale e fondato su una quantificazione certa del prodotto non giova quindi a nessuno.
"E proprio in condizioni congiunturali dei consumi come quelle attuali che vengono meno - commenta Dosi – le armi negoziali che servirebbero a supportare una trattativa in grado di portare a risultati soddisfacenti per i produttori e garantire la possibilità di efficaci controlli sui dati produttivi e sull’origine della materia prima. Tutte cose che avevamo denunciato e tentato di modificare nel corso della discussione sulla Organizzazione interprofessionale dei mesi scorsi e nel primo approccio alla trattativa di alcune settimane fa (come risulta, peraltro, dal verbale del tavolo agricolo del 20 febbraio) e contrariamente a quanto sostenuto da Confagricoltura, evidentemente distratti, nei giorni scorsi."
Anche la Coldiretti dell’Emilia-Romagna critica l’accordo sul pomodoro recentemente sottoscritto tra organizzazioni dei produttori e alcune industrie di trasformazione. "Sul fronte dei prezzi dei pomodori – sostiene l’associazione agricola – in pochi mesi si è distrutto il lavoro di anni, per di più ritornando ad un sistema di sottobosco di regole che portano il prezzo al di sotto dei costi di produzione".
"Coldiretti – osserva il presidente della sezione Emilia-Romagna, Mauro Tonello – ha lavorato per anni per una coesione del mondo agricolo nella definizione di accordi che dessero soddisfazioni economiche alle aziende produttrici. E’ stato un lavoro che è poi sfociato ad accordi che, pur con tante aspettative positive, non hanno dato purtroppo i risultati sperati".
"Tutto questo – aggiunge – è successo soprattutto perché la costituzione del distretto del pomodoro si è trasformato, di fatto, in un organismo interprofessionale che non ha saputo svolgere il suo ruolo di promozione del prodotto. Pertanto è arrivato il momento di pensare ad un contratto che tenga veramente conto della destinazione finale del prodotto, anche secondo le esigenze industriali. E’ possibile pensare a contratti diversi secondo che il pomodoro sia destinato alla produzione di concentrato, che può avere per l’azienda agricola un costo di produzione più contenuto, o alla produzione di un prodotto finito, che richiede maggiore cura, ma che consente la valorizzazione del Made in Italy".