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Scheda prodotto: l'arancia di Muravera

L’arancia di Muravera ("Arangiu de Murera" in sardo) è un’arancia a polpa bionda, prevalentemente ottenuta da cultivar ombelicate. Gustosa e pregiata, questa arancia è protagonista del mercato agrumicolo sardo, grazie all’elevato contenuto in succo e alla concentrazione di zuccheri.


Arance Navel di Muravera con la profumata zagara

Areale di produzione

Il prodotto tradizionale proviene da un gruppo di varietà di arancio coltivate nel Sarrabus e, in particolare, negli agri di Muravera, San Vito, Villaputzu e Castiadas, in provincia di Cagliari, nel sud–est della Sardegna. Ogni anno a Muravera si svolge la Sagra degli Agrumi (nella foto a destra) che richiama decine di migliaia di persone che sanciscono, con la loro presenza, la conferma del primato di qualità raggiunto dall’arancia locale.

Nel comprensorio agrumicolo del Sarrabus circa 1.000 ettari sono investiti ad agrumi, con una produzione media annua di 120.000 quintali. Non mancano le aziende leader nel settore per la produzione unitaria del prodotto e per l’alta specializzazione degli impianti.

Produzione, lavorazione e condizionamento
Premesso che gli agrumeti sono stati realizzati nei siti di tradizionale e consolidata vocazionalità per giacitura e microclima favorevole, i sesti d’impianto e le cultivar sono attualmente la risultanza di una costante evoluzione negli ultimi cinquant’anni. Così i sesti sono per la maggiore 6x5 ed i portainnesti sono costituiti da arancio amaro.

Le pratiche agronomiche sono saldamente ancorate alla tradizione: la potatura e la raccolta sono rigorosamente effettuate a mano, l’irrigazione è prevalentemente a spruzzo sottochioma; è altresì consuetudine che gli apporti di sostanze nutritive siano somministrate in modo prudente, per non forzare la produzione e creare squilibri di sapidità e serbevolezza. A conferma di ciò vi è la contenuta produzione per ettaro, nell’ordine dei 120 quintali.

La lavorazione del terreno: è consolidato il metodo delle due lavorazioni, una a fine inverno-inizio primavera onde interrare il concime e l’altra in estate, per il controllo delle infestanti.

La difesa fitosanitaria: data la particolare ubicazione della bassa valle del Picocca-Flumendosa protetta a monte dal massiccio dei Sette Fratelli e la scarsa rete viaria hanno determinato una sorta di isola felice, sfavorevole allo sviluppo di particolari problemi fitosanitari; pertanto la lotta ai parassiti si effettua ancora in larga misura, e con soddisfacenti risultati, mediante l’uso di oli minerali ed il tradizionale rame. La notevole ventilazione da brezza marina e i frangivento molto diffusi ospitanti la entomofauna utile vengono ritenuti fattori coadiuvanti.

La raccolta dei frutti: rigorosamente a mano, a maturazione ottimale, evitando accidentali lesioni al frutto, da riporsi in appositi cestini o sacchi a tracolla.


La fase di lavaggio degli agrumi nello stabilimento della cooperativa Agrumicola Sarrabus (vedi articolo).

Storia
Le origini di questa coltura nel territorio Sarrabese risalgono con ogni probabilità alle dominazioni spagnole, e già nel 1800 veniva citata da fonti locali la coltura dell’agrume nella Piana della foce del Flumendosa, come di un territorio con una vocazione superiore alle altre aree agrumicole della Sardegna.

A partire dal dopoguerra, la coltura dell’agrume in Sardegna ha avuto come maggior polo produttivo il Sarrabus.