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Batteriosi in Nuova Zelanda: la Corte Suprema si pronuncia a favore della class action

La Corte Suprema della Nuova Zelanda ha confermato la negligenza del Ministero delle industrie primarie (formalmente MAF, cioè il ministero all'agricoltura) nella diffusione della batteriosi dell'actinidia (dovuta ad agente patogeno Psa) in Nuova Zelanda nel 2009.

Lo scorso anno, la Strathboss Kiwifruit Limited aveva promosso una class action con 212 ricorrenti, per individuare i responsabili delle perdite subite dall'industria del kiwi (cfr. FreshPlaza del 21/07/2017). Il 29 giugno 2018, il giudice Jillian Mallon ha emesso la sua sentenza di 500 pagine, a favore dei querelanti. Un giorno molto significativo per l'industria dei kiwi neozelandesi.



I querelanti hanno sostenuto che una spedizione giunta nel 2009 dalla provincia di Shaanxi, in Cina, conteneva 4,5 kg di polline, antere e altro materiale vegetale infetto da batteriosi del kiwi, causata da Pseudomonas syringae pv. actinidiae (Psa). La spedizione, dopo ispezione del MAF alla frontiera, come richiesto dalla legge, non avrebbe dovuto ricevere l'autorizzazione di biosicurezza. E' su questo punto che si basa il procedimento giudiziario.

Nella sua sentenza, il giudice Mallon ha sottolineato l'obbligo di assistenza del MAF nei confronti di Strathboss nell'identificare il rischio di introduzione di Psa e il dovere di limitare le perdite conseguenti al danno.



I membri del Kiwifruit Claim avranno ora l'opportunità di chiedere un risarcimento, che potrebbe essere intorno ai 500 milioni di dollari. "Speriamo che il governo accetti la decisione della Corte e che i coltivatori di kiwi possano essere adeguatamente compensati per le loro perdite".


Gli avvocati dei querelanti, Davey Salmon e Michael Heard.

La principale società produttrice neozelandese, Seeka, fa parte della class action. Tuttavia il giudice Mallon ha stabilito che il rapporto tra MFA e Seeka non era abbastanza stretto (come operatore post-raccolta) per giustificare una querela. Si potrebbe fare ricorso, in questo caso.

In una dichiarazione sul suo sito web, MFA ha fatto sapere che non si affretterà a ricorrere in appello. E che nel frattempo seguirà la politica del "no comment".
Data di pubblicazione: