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Studiati gli spostamenti di Drosophila suzukii dalle aree non coltivate ai frutteti

Drosophila suzukii, carpofago di recente introduzione in Italia ed in Europa, sta causando ingenti danni alle coltivazioni di ciliegio e piccoli frutti. La sua gestione è particolarmente complessa a causa della rapidità del ciclo di sviluppo, della capacità di infestare la frutta in prossimità della raccolta e dell'ampia polifagia.

Per sviluppare strategie di gestione integrata sostenibili ed efficaci è fondamentale caratterizzare la gamma di piante ospiti presenti negli habitat naturali, individuare la soglia termica minima di sviluppo e studiare gli spostamenti dell'insetto dalle aree naturali non coltivate a quelle coltivate. Le aree non coltivate semi-naturali infatti possono promuovere la dinamica della popolazione di D. suzukii fornendo risorse di accoglienza alternative, quali habitat per lo svernamento e aree di rifugio durante periodi freddi, caldi o secchi o quando le colture vengono trattate con insetticidi.

In questi anni, per studiare l'ecologia e definire razionali strategie di controllo si sono utilizzati strumenti di monitoraggio (trappole ed esche) efficaci, caratterizzati da elevata selettività, praticità di utilizzo, economicità e basso impatto ambientale. "Dalle prove svolte, l'attrattivo Droskidrink si è dimostrato essere il più efficace, mentre Suzukii Trap il più selettivo. Attrattività e selettività variano durante la stagione in funzione delle condizioni climatiche, suggerendo la necessità di utilizzare esche diverse in funzione del periodo - spiegano gli entomologi dell'Università di Padova - Nel Nord Italia, tra le oltre cento specie investigate, 34 piante ospiti non coltivate hanno permesso lo sviluppo di D. suzukii. La loro presenza favorisce l’incremento delle popolazioni che, successivamente, sono in grado di colonizzare le adiacenti aree coltivate. Dai frutti selvatici, raccolti lungo due differenti gradienti altitudinali nelle zone di montagna, sono sfarfallati adulti quando la temperatura media giornaliera era di almeno 11,1°C, evidenziando la capacità di D. suzukii di svilupparsi anche a basse temperature".

Gli stessi ricercatori in uno studio, pubblicato a giugno sulla rivista Agricultural and Forest Entomology, attraverso un sistema di trappole disposte a differenti distanze dal margine delle aree selvatiche e a diverse altezze da terra all'interno di frutteti, in particolare di ciliegio, hanno dimostrato come la densità di D. suzukii negli impianti produttivi diminuisca significativamente all'aumentare sia della distanza dal margine delle zone selvatiche sia dell’altezza da terra. Gli andamenti delle catture variano durante le fasi di sviluppo fenologico della coltura, indicando che il parassita utilizza più habitat durante l'anno. Quando la pianta ospite non è adatta alla riproduzione, D. suzukii preferisce volare più vicino al margine dei boschi e ad altezze inferiori, vicino al cotico erboso. Quando la pianta ospite è adatta (ad esempio ciliegie mature), D. suzukii colonizza ulteriormente i frutteti sia orizzontalmente sia verticalmente, esplorando il volume della chioma più in profondità.

Dalle informazioni raccolte e dai risultati ottenuti emerge che per una efficace difesa contro questo insetto è necessaria la combinazione di tutti i mezzi di controllo chimico, fisico o meccanico disponibili, ma soprattutto è necessario mettere a punto strategie di monitoraggio e contenimento a livello di agroecosistema: è quindi importante sia l'instaurazione degli equilibri biologici sia un maggiore approfondimento sull'efficacia della limitazione naturale da parte dei parassitoidi autoctoni.

Fonte: Lorenzo Tonina, Nicola Mori, Manuel Sancassani, Patrizia Dall'Ara, Lorenzo Marini, 'Spillover of Drosophila suzukii between noncrop and crop areas: implications for pest management', Giugno 2018, Agricultural and Forest Entomology.