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Prima i geni: liberiamo il futuro dell'agricoltura italiana

SIGA-Società Italiana di Genetica Agraria, ha presentato il manifesto "Prima i geni: liberiamo il futuro dell'agricoltura italiana": dodici tesi per dimostrare che le nuove tecnologie di miglioramento genetico devono rimanere accessibili a tutti. La presentazione si è svolta pubblicamente lo scorso 28 giugno presso la sede CREA-OFA di Acireale.


Paolo Rapisarda e Concetta Licciardello

Ad aprire i lavori Paolo Rapisarda, direttore del Centro di ricerca siciliano, che molto spesso ospita e organizza eventi di altissimo profilo e di grande interesse per la comunità scientifica nazionale e internazionale.

L'evento in questione fa parte di un road show itinerante, fortemente voluto e organizzato dalla SIGA, che è tra l'altro la prima firmataria del manifesto, con il supporto locale di Concetta Licciardello (ricercatrice CREA-OFA, nonché socia e Consigliere del Direttivo della SIGA), volto alla promozione delle nuove tecnologie di cisgenesi e di genome editing, più comunemente note come New Breeding Techniques (NBT).

La giornata si è sviluppata con un intervento di apertura a cura di Enrico Pè, Ordinario dell'Università S. Anna di Pisa, nonché vicepresidente SIGA, che ha inquadrato il tema dal punto di vista più strettamente scientifico.


Enrico Pè

Nello specifico si è parlato di cisgenesi, ovvero "la modalità attraverso cui è possibile inserire, attraverso tecniche di ingegneria genetica, geni nella loro forma originaria e derivanti dalla stessa specie o da specie sessualmente compatibili, per avere risultati analoghi a quelli ottenibili attraverso l'incrocio".

Il tutto con un triplice vantaggio: ottenere la modificazione desiderata in maniera: 1) più veloce, aspetto importante soprattutto per specie perenni quali ad esempio le piante da frutto; 2) più precisa, perché vede il trasferimento di un singolo gene; 3) senza modificare il panorama genetico della varietà di partenza, come invece avverrebbe se si dovesse ricorrere all'incrocio.



"Il genome editing - ha detto il docente - è invece una tecnologia che ci permette di intervenire con estrema precisione sul corredo genetico di un organismo, introducendo modificazioni di singole basi".

Ma quale è l'obiettivo finale? "Produrre di più e meglio, consumando meno suolo e meno acqua, meno fertilizzanti e meno prodotti chimici per la difesa delle piante, migliorando la qualità dei frutti e delle verdure, affrontando una delle sfide più complesse di tutti i tempi, cioè quella della sostenibilità ambientale. Le NBT infatti ci consentono di mantenere le nostre varietà tipiche rendendole più adatte a un'agricoltura moderna. Solo il ricorso all'innovazione ci può permettere di mantenere le nostre varietà tradizionali".


Occorre inoltre fare uno sforzo non indifferente da parte della ricerca per ottimizzare i metodi per rigenerare in vitro le varietà.

"Un aspetto per nulla secondario - ha aggiunto Concetta Licciardello - riguarda la regolamentazione dei prodotti derivanti dall'utilizzo di queste tecniche. Mantenere i medesimi controlli cui sono sottoposte oggi le piante geneticamente modificate non sarebbe giustificato, in quanto i rischi presentati dai prodotti del genome editing sono equivalenti a quelli delle varietà ottenute con i metodi tradizionali e comunque non vi sarebbero nuovi prodotti genici che non siano già presenti".

Inoltre sarebbe "impossibile tracciare e distinguere i prodotti dell'editing, rendendo quindi difficilmente applicabile una eventuale regolamentazione come quella - oggi molto rigida - che attualmente si applica OGM. Oltre a frenare l'innovazione in agricoltura, farebbe il gioco delle grandi aziende rendendo possibile solo per loro sostenere gli elevatissimi costi richiesti per immettere sul mercato le nuove varietà".


Sopra i partecipanti alla tavola rotonda finale. Da sx.: Gerardo Diana (Confagricoltura), Antonino Cappello (Unaproa), Giuseppe Cornacchia (Cia), Giuseppe Modica (moderatore), Franco Brazzabeni (Assosementi), Enrico Pè (vicepresidente Siga).

Al termine degli interventi si è svolta una tavola rotonda tra rappresentanti nazionali e regionali delle principali associazioni di categoria, quali Cia, Confagricoltura, UNAPROA e Assosementi, che si sono confrontati sulle tematiche oggetto della giornata.