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Visita al CAR di Roma di una delegazione del Tucuman, regione principe del limone argentino

Dagli Appennini alle Ande e viceversa. "Molti anni fa un ragazzo genovese di tredici anni, figliuolo d'un operaio, andò da Genova in America, solo per cercare sua madre...", si legge nell'incipit di uno dei racconti mensili del libro Cuore. Per le giovani generazioni novecentesche, la provincia di Tucuman ha evocato, appunto, l'epopea di un ragazzino che entrava "curvo e zoppicante, ma pieno d'animo", in "una delle più giovani e delle più floride città della Repubblica Argentina" dopo un viaggio a bordo di un "grande piroscafo affollato di contadini emigranti". Viceversa, dalle Ande agli Appennini, ora sono i limoni di Tucuman a "migrare" nei mercati italiani una volta terminate le scorte del prodotto nostrano.

"Almeno 300mila kg (12mila container per oltre 400mila euro di fatturato) al mese", spiegano al Car, il Centro Agroalimentare di Roma in occasione della visita d'affari di un'ampia delegazione del Gobierno de Tucuman, guidata dal suo governatore, Juan Luis Manzur, già ministro della Salute del governo Kirchner con la partecipazione di parlamentari, diplomatici, amministratori, del rettore dell'Università di Tucuman e dei rappresentanti di due imprese dell'agroalimentare Ggf Trapani e Citromax. Perché quei contadini emigranti hanno fatto la propria e la fortuna della provincia - un milione e mezzo di abitanti per 22mila kmq a nordovest dell'Argentina - che, nel 2017 è stata la principale produttrice mondiale di limoni. E' un territorio molto fertile, soprannominato 'El Jardín de la República' (il giardino della Repubblica dove il nome di moltissime aziende svela l'origine italiana dei fondatori e degli impresari.

"Tucuman ha una grande produzione e l'Italia è un grande paese consumatore e produttore di limoni. Ma il consumo è cresciuto talmente tanto che la produzione italiana ormai da diversi anni non è più sufficiente, quindi noi siamo importatori anche importanti di prodotto. Però, molte nostre aziende importano il prodotto argentino attraverso la Spagna. L'opportunità che può nascere, invece, è un lavoro diretto che vuol dire avere condizioni commerciali migliori e prezzi più interessanti", spiega Fabio Massimo Pallottini, direttore generale del CAR di Roma, a margine dell'incontro.



"L'Argentina è un grande Paese dove la cultura italiana è importante, con dei consumi alimentari, per certi aspetti, molto simili ai nostri - ha spiegato ancora - un altro aspetto fondamentale emerso nel corso dell'incontro di oggi è lo scambio di know-how: "infatti - ha concluso Pallottini - c'è stato un interesse dichiarato da parte del governatore Juan Luis Manzur ad approfondire la possibilità di lavorare insieme su un progetto per modernizzare il sistema distributivo agroalimentare in quella provincia".



Il tour italiano della delegazione (ieri infatti, c'è stata la tappa campana - cfr. news correlata - "en la cuna", nella culla del limoncello - i limoni di Tucuman sono utilizzati anche per l'esportazione del succo) ha il duplice scopo di implementare gli scambi commerciali e acquisire know-how per l'agroalimentare argentino in cerca di capacità tecniche e logistiche in grado di sviluppare le enormi potenzialità del territorio.

Manzur ha ricordato che la sua provincia esporta già 150 prodotti in 150 paesi, che nel suo territorio esistono quattro atenei per un'offerta didattica pressoché completa e un tessuto industriale (specie metalmeccanico). Per il settore dell'agroindustriale, oltre ai limoni, si producono fragole, mirtilli, avocado, canna da zucchero. L'Argentina, 43 milioni di abitanti, produce già cibo per 50 milioni e potrebbe triplicare le performance. "La storia produttiva è legata alla varietà del clima, esistono coltivazioni tra i 400 e 1200 metri sul livello del mare", ha detto Jorge Neme, segretario della provincia per le relazioni internazionali, spiegando che le imprese locali hanno bisogno di cooperazione per realizzare la propria vocazione all'internazionalizzazione e reggere la competizione globale.


Jorge Neme

Che l'Argentina sia "un paese interessante" è chiaro da questa sponda dell'Atlantico. Internazionalizzazione è stata una delle parole chiave dell'intervento di Fabio Massimo Pallottini, da 12 anni alla guida del Car, nella conferenza che s'è tenuta nel centro direzionale dopo l'incontro della delegazione argentina con i produttori e la visita agli impianti. "Abbiamo cominciato ormai da diversi anni a costruire e sviluppare una serie di rapporti di natura internazionale, finalizzati a diversi obiettivi: uno è quello di internazionalizzare anche le imprese che lavorano all'interno del Car, quindi offrire loro opportunità di lavoro ulteriore sia nell'importazione che nell'esportazione del prodotto - ha spiegato Pallottini - da questi incontri pensiamo possano nascere delle opportunità e mi pare che stiano nascendo, perché ci sono dei contatti interessanti tra gli imprenditori, argentini e italiani, si è stabilita una relazione fruttuosa con il governatore e la provincia che è interessato all'esperienza e qualità italiana".



D'altra parte, la struttura romana nei suoi 15 anni di vita ha dimostrato una capacità di evoluzione che l'ha portata al primo posto in Italia anche per la propria vocazione per i rapporti internazionali grazie a un flusso di prodotti che, per il 20-25% arrivano dall'estero e con una presenza di operatori del Lazio sempre più interessati anche all'export. Con lo specifico Italy Project, realizzato con la rete Italmercati, il Car ha messo a punto una strategia di internazionalizzazione del know-how dei mercati italiani.

Si tratta di un pacchetto di servizi e consulenza "per creare piattaforme che vanno dagli studi di fattibilità fino allo start della nuova attività passando per l'assistenza tecnica durante la costruzione - ha spiegato nella conferenza finale Roland Tomatis, responsabile delle attività internazionali del Car, - Italmercati guida la cordata con altre quattro aziende, una per l'ingegneria, una per i servizi finanziari, una per la consulenza nel campo agroalimentare più uno studio legale".

Se la delegazione argentina porta a casa le prime relazioni dirette tra produttori, il futuro prossimo sarà lo studio per una cordata pubblico-privata per esportare il know-how nella Provincia di Tucuman, "con un modello - precisa Tomatis - adattato al contesto locale, calibrato sui bisogni dopo un'analisi sul posto per sviluppare una piattaforma o adattare quello che già esiste". Già adesso il Car collabora con la Fao in progetti per la sicurezza alimentare a Nairobi e in alcune città africane interessate da un'urbanizzazione repentina che trascina con sé anche i contadini. L'esistenza di piattaforme logistiche consentirebbe di frenare lo spopolamento delle campagne e l'approvvigionamento di prodotti locali.

"L'Italia ha quello che l'Argentina non ha, un grande mercato e un grande know-how. L'Argentina, al di là della congiuntura difficile, ha enormi potenzialità", ha ricordato il governatore Manzur e, in questo senso, lui stesso ha definito questa esperienza come: l'incontro fra il centro del mondo e quella che un suo illustre connazionale, papa Bergoglio, ha definito come la fine del mondo.

Autore: C.A. per FreshPlaza
Data di pubblicazione: