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L'opinione della sudafricana Citrus Growers Association

Le ulteriori misure protettive della UE stanno diventando insensate

Sulla scia della presa di coscienza degli Stati Uniti secondo cui gli agrumi non costituiscono un vettore di trasmissione della maculatura nera degli agrumi-CBS (cfr. FreshPlaza del 19/06/2018), il settore sudafricano ha dichiarato che le misure di riduzione del rischio di CBS conformi alla normativa UE hanno funzionato bene, eppure "sembra che qualcosa non vada ancora per il verso giusto".

In un bollettino diffuso al settore, Deon Joubert della Citrus Growers Association (CGA), scrive: "Le attuali proposte normative dell'UE [Regolamento 2016/2031, Articoli 41, 42 & 70] e la spinta verso una protezione aggiuntiva contro i prodotti vegetali d'importazione ad altro rischio sono ora in una fase in cui le conseguenze rischiano di diventare insensate. E' importante sottolineare che il Sudafrica non è più il solo a confrontarsi con le misure sempre più restrittive e protettive dell'UE sul commercio esistente. A essere interessati sono tutte le altre piante e prodotti vegetali provenienti da Paesi terzi d'importazione e il Sudafrica dovrebbe essere coinvolto".

Nel contesto di un ambiente di libero scambio globale e di incombenti guerre commerciali, il settore agrumicolo sudafricano è in disaccordo con la lista di prodotti soggetti a quarantena fitosanitaria, in continua espansione dell'Unione europea. La nuova normativa, che entrerà in vigore alla fine del 2019, è in fase di elaborazione.

Secondo l'attuale posizione dell'UE, le partite d'importazione sono ritenute "sane" e senza rischi fino a che non si dimostra il contrario o fino a quando non sono ritenute dannose per la salute delle analoghe piante europee. Secondo quanto affermato da CGA, nella nuova stesura della normativa potrebbe verificarsi un allontanamento da tale posizione, a partire da una bozza di lavoro presentata dalla Francia alla fine dell'anno scorso, nella quale di sostiene che si debba dimostrare a priori che tutte le importazioni verso l'Ue sono sicure, prima di essere autorizzate.

CGA sottolinea: "A marzo 2018, i francesi hanno diffuso una versione più rifinita per conto di otto stati membri (Francia, Spagna, Grecia, Malta, Cipro, Portogallo, Italia e Austria), che ha portato da otto a nove i prodotti considerati a rischio elevato, richiedendo valutazioni dei rischi fitosanitari, con tutte le possibili misure del caso. Inoltre, esiste un elenco alternativo di 5 piante o prodotti vegetali che richiede il soddisfacimento di determinati requisiti prima del consenso alla ripresa dei commerci. Ancora nessuno di questi documenti di posizione francese è diventato una bozza della Commissione Europea, ma si tratta di una cosa molto importante per il Sudafrica e che sarà discussa il 10 e 11 luglio a Bruxelles".

Secondo Joubert, una simile mossa potrebbe potenzialmente fare sfumare tra 12 e 16 miliardi di euro di commerci verso la UE.

Impossibile armonizzare le politiche fitosanitarie in tutta la UE
"E' stato suggerito che l'elevato numero di casi di non conformità - di cui solo 2.500 (un terzo del totale annuale) sono relativi a non conformità fitosanitarie, mentre il resto si riferisce a imballaggi e documentazione carente - sono una prova che la normativa UE è troppo restrittiva o poco concreta e che i funzionari non riescono ad applicarla in un modo da scoraggiare e/o diminuire il ripetersi dei casi stessi di non conformità".

L'esempio delle misure protezionistiche relative alla produzione di mango a Malaga, in Spagna, illustra l'atto di equilibrismo che l'UE si troverà sempre più ad affrontare quando dovrà prendere decisioni su frutti ad alto rischio come, per l'appunto, il mango. "Se le nuove misure legislative entrassero in vigore - denunciano i Sudafricani - in futuro dovrebbe essere vietato l'ingresso nella UE a tutti i mango d'importazione, oppure essi dovrebbero essere trattati in modo da non rappresentare una possibile minaccia per uno sparuto gruppo di coltivatori che operano in un remoto angolo d'Europa. Ciò a evidente detrimento di una larghissima fetta di consumatori UE e di altre produzioni mondiali".

Joubert prosegue: "Il diritto dell'UE di proteggere il proprio regime fitosanitario alle frontiere non è messo in discussione; sfortunatamente, però, l'espansione stessa della UE ad altri Paesi fa sì che i regimi vigenti nei singoli Stati membri dell'UE siano spesso molto lontani tra loro, più di quanto non vi sia differenza tra UE e paesi non-UE. Perciò, armonizzare le politiche fitosanitarie di tutti gli Stati membri in un unico regime coerente è praticamente impossibile".

Gli agrumi sudafricani non arrivano nemmeno nelle vicinanze degli agrumeti europei
La Citrus Growers Association sottolinea che dopo un ottimo anno, il 2016, per quanto riguarda le intercettazioni di casi di CBS, in cui sono stati rilevati solo 4 episodi - per una percentuale di conformità del 99,977% - l'anno scorso ci sono state 23 intercettazioni che, considerato il volume inviato in Europa, si traducono comunque nel 99,883% di conformità e in un calo dello 0,094%. Ciononostante, il Sudafrica è rimasto oggetto della "collera dell'UE".

Queste intercettazioni si sono verificate a Rotterdam (ben 1.800 km di distanza da Valencia, dove si trova la maggior parte degli agrumeti spagnoli!) su merce destinata a supermercati e negozi (ben lontani quindi dagli agrumeti!). L'unico modo in cui gli agrumi sudafricani potrebbero arrivare vicino alle zone di produzione europee sarebbe se i coltivatori/confezionatori spagnoli vi portassero direttamente gli agrumi sudafricani da tutta Europa per imballarli. L'attuale impegno dei coltivatori volontari sudafricani nell'evitare di sbarcare merce nei porti della Spagna è ancora in vigore, sebbene settore industriale spagnolo stia chiedendo al Sudafrica di riprendere le esportazioni verso tali porti".

"La strada di fronte a noi è chiara. Il Sudafrica deve svilupparsi ulteriormente e dimostrare che le sue forniture agrumicole rappresentano un rischio nullo per qualsiasi agrumeto dell'UE. Forse cambiando prospettiva da un 100% di prodotto conforme a uno zero virtuale di problematiche grazie a una ben gestita prevenzione, tutto sarebbe più sostenibile".

Joubert ha ribadito che gli agrumi sudafricani vengono esportati in Europa da un secolo, senza che il fungo che causa la maculatura nera degli agrumi abbia avuto mai modo di stabilirvisi.

Testo e traduzione FreshPlaza. Tutti i diritti riservati.
Data di pubblicazione: